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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2013 alle ore 07:30.

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«Posso giurare che non ho fatto niente di proibito...ti ho dato la mia parola e non ti deluderò. Sono altoatesino, non sono napoletano». Così si esprimeva Alex Schwazer in una email al medico della Fidal Pierluigi Fiorella. Era il 28 giugno 2012. Due giorni dopo, un test a sorpresa della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, avrebbe rivelato la sua positività all'assunzione dell'Epo. Insomma sulla parola dell'altoatesino-non-napoletano Alex Schwazer c'è motivo di avere dei dubbi.

Nella sua confessione pubblica davanti a decine di giornalisti l'8 agosto scorso aveva spiegato che la sua positività all'Epo era stata frutto di un cedimento psicologico dovuto alle enormi aspettative che gravavano su di lui. Ma che si era trattato di un episodio senza precedenti nella sua carriera. A doparsi sistematicamente saranno forse i russi. Lui no.
Dopo mesi di indagine su di lui il Ros di Trento e i Nas di Firenze e Trento hanno però messo in luce una concatenazione di circostanze ed elementi che contraddice la versione offerta dall'atleta altoatesino-non-napoletano. A farlo sono in realtà le stesse parole dell'atleta in una mail che i tecnici del Ros hanno recuperato dai server del suo provider.
«Le cazzate le ho fatte a marzo, ma… ho imparato la lezione». Questo scrive Schwazer alla vigilia delle Olimpiadi di Londra al medico federale Pierluigi Fiorella riferendosi, secondo la polizia giudiziaria, a due gare da lui vinte con tempi da record nel marzo del 2012.
A questa apparente confessione dell'uso di sostanze dopanti in un'occasione diversa dalla gara olimpica di Londra, si aggiungono gli stessi valori ematici registrati in quello che gli investigatori del Ros e dei Nas chiamano il «passaporto biologico privato» di Schwazer.

I carabinieri hanno infatti scoperto che nel corso degli anni l'atleta si era costruito il profilo ematologico personale, facendosi testare autonomamente. E sono stati proprio quei valori a spingere gli inquirenti a concludere che il marciatore aveva avuto un rapporto con il doping da prima della vigilia delle Olimpiadi di Londra. Anzi, forse da prima di quelle di Pechino.
«I dati… testimoniano come l'atleta dai primi anni di attività, cioè dall'agosto 2005 fino al settembre 2007, manifestasse valori ematici molto più bassi rispetto a quelli che verranno riscontrati negli anni successivi», si legge nel decreto di perquisizione della Procura di Bolzano. Che continua: «La polizia giudiziaria giunge pertanto a ritenere che non possa escludersi che Schwazer Alex, già durante la preparazione per i Giochi Olimpici di Pechino 2008 (e forse ancor prima), sia stato sottoposto a trattamenti farmacologici o a manipolazioni fisiologiche capaci di innalzare considerevolmente i suoi valori ematici». (C. G.)

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