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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2013 alle ore 07:46.

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C'è alta marea di disoccupazione in Europa, mentre su scala mondiale si alza il livello dell'imprenditorialità. Più alto il livello, maggiori le opportunità di arare nuovi campi industriali per aprire le porte del lavoro a una popolazione mondiale di oltre sette miliardi.

Il Global Entrepreneurship Monitor ha nel 2011 censito 400 milioni di imprenditori in 54 Paesi, con milioni di nuovi posti di lavoro attesi nei prossimi anni. Negli Usa la generazione del Millennio, i giovani nati tra l'alba degli anni Ottanta del secolo scorso e l'avvio degli anni Duemila, intende rivestire un ruolo imprenditoriale o ha già lanciato una start up. I Millennial scartano l'idea del posto sicuro e vestono un abito ibrido, fatto con materiali imprenditoriali e disegnato con esperienze temporanee nelle imprese svolte con lo spirito mentale dell'intraprenditore.
L'Italia è nel novero dei Paesi imprenditoriali? Abbiamo consapevolezza del ruolo che le start up innovative giocano nel creare occupazione? A Bruxelles dicono che c'è da reinventare lo spirito imprenditoriale in Europa e infonderlo anche nel settore pubblico. È in sensibile calo, infatti, la propensione all'imprenditorialità. La preferenza è sempre più marcata per il lavoro dipendente: lo vogliono il 58% degli europei rispetto al 49% di tre anni fa. E in Italia? Il Global Entrepreneurship Monitor segnala che nella gara internazionale dell'innovazione il cui traguardo è l'imprenditorialità, schieriamo uno sparuto gruppo di nuovi imprenditori (il 2,3% della popolazione italiana) ai nastri di partenza. Ci sopravanzano i tedeschi (4,2%), e ancor di più gli americani (7,8%) e i rappresentanti di due grandi Paesi emergenti (14% i brasiliani, 17% i cinesi).

Nell'altra competizione per il primato, quella per creazione di nuovi posti di lavoro, pensiamo di gareggiare scegliendo i nostri campioni con il criterio della dimensione anziché dell'età. Eppure, una ricerca dell'Ocse ha dimostrato che non è la dimensione ma l'età delle imprese a fare la differenza. Sono le imprese giovani e innovative a creare più occupazione, e particolarmente quelle tra loro ad alta crescita. Un messaggio, questo, che gli Stati Uniti hanno assimilato. I loro campioni in gara sono le start up innovative, nutrite con il 50% della spesa in R&S rispetto a un misero 7% in Europa.
Purtroppo, il Global Entrepreneurship Monitor 2012 fa vedere una scena più grigia che rosea in Italia. Ci troviamo al fondo della classifica europea per qualità dell'imprenditorialità innovativa, con un numero modesto di start up ad alta natalità occupazionale perché riescono a crescere sensibilmente. La loro corsa alla crescita che dà lavoro è frenata dall'inadeguatezza e dalle tante debolezze del governo della legge e del principio di legalità.

Se nel nostro Paese avessimo più biologi e meno economisti al capezzale dei due malati – l'imprenditorialità e l'occupazione – scopriremmo che la migliore cura del deperimento imprenditoriale e occupazionale è l'arricchimento della varietà biologica delle specie che popolano il panorama economico. Con le start up innovative che mostrano di essere più aperte e flessibili a fronte di consumatori sempre più dinamici le cui aspettative cambiano rapidamente. È con la terapia biologica che la popolazione imprenditoriale si allarga, mostra una minore avversione al rischio e si rafforza. L'effetto della terapia è ben visibile in Olanda, oggi la nazione più imprenditoriale nell'Unione europea con il 7,2% (il 4,9% nel 2001) della popolazione tra i 18 e i 64 anni che ha fondato una start up o è procinto di farlo. Sempre più olandesi ritengono di possedere le giuste competenze per fare impresa. E il numero crescente di imprenditori genera un effetto domino: ogni nuovo imprenditore che nasce fa salire la propensione all'imprenditorialità come una buona scelta di carriera.

Gli imprenditori si sostituiranno ai lavoratori dipendenti nel Nuovo Mondo del Millennio? Quelli che intravediamo tra la folla di imprenditori che si sta addensando in questi decenni verdi del nuovo secolo sono i creatori di idee, gli innovatori e i leader dell'imprenditorialità innovativa. Sono loro i protagonisti della democrazia imprenditoriale con l'imprinting della biodiversità economica. Le loro attitudini e tensioni a fare impresa producono energia sfruttata dagli ecosistemi imprenditoriali. Google e Intel sono due tra i tanti casi di ecosistemi che coltivano e finanziano i Millennial imprenditori innovativi. Sono le loro passioni e aspirazioni che attraggono un'altra folla, quella del crowdfunding, delle tante persone che decidono di investire piccole somme negli imprenditori in erba, vuoi per solidarietà sociale vuoi perché spinti dalla curiosità di testare un nuovo prodotto o anche dalla possibilità di trarne un beneficio economico.

Oggi è azzardato sostenere che gli imprenditori saliranno sugli altari mentre il lavoro dipendente finirà nella polvere, sostituito dai primi con l'assistenza dei robot. L'età dell'innovazione in cui ci troviamo immersi non è appannaggio esclusivo degli imprenditori. Si può però affermare che solo una robusta democrazia imprenditoriale che fa coppia con questa nuova età potrà essere madre feconda di prole occupazionale.

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