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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 06:46.
L'ultima modifica è del 03 luglio 2013 alle ore 06:59.

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Dopo sette trimestri di contrazione degli investimenti in beni durevoli, le opportunità di ripresa passano attraverso il rilancio del sistema imprenditoriale. È su di esso che si deve puntare, sostenendolo finanziariamente. Stante le ridotte dimensioni del mercato di borsa, le banche vogliono fare la loro parte per la ripresa, garantendo alle imprese offerta di credito, soprattutto a lungo termine. Per farlo, dovrà essere garantita loro anche la possibilità di raccogliere denaro a lungo termine.
Dalle norme in discussione a livello europeo, emerge un problema che può ridurre la capacità di funding delle piccole banche retail, con ripercussioni sulla capacità di offrire credito a lungo termine. Sono in arrivo direttive che avranno un impatto rilevante sul modo di fare banca: Basilea 3, MifiR 2, Mar (market abuse), Emir e soprattutto Brr che include il potente strumento del bail-in (salvataggio "da dentro").
Norme disegnate per banche i cui strumenti di capitale azionario o di debito sono quotati su mercati finanziari e tarati su investitori istituzionali, che mal si adattano alle banche locali che - attraverso prodotti di deposito, certificati di deposito e bond prevalentemente plain vanilla a basso profilo di rischio - raccolgono risparmio per offrirlo a famiglie e imprese.

Esiste un collegamento di fondo (con effetti potenzialmente contrastanti) fra gli obiettivi generali di normative come MiFiR, Emir e Mar da un lato, quelli perseguiti da Basilea 3 e quelli ricercati dall'introduzione del bail-in nel contesto degli strumenti di gestione e risoluzione delle crisi.
Mentre le prime normative intendono assicurare più tutela del risparmiatore-investitore rafforzando i presidi di trasparenza e correttezza, e mentre Basilea 3 punta a un innalzamento dei presidi di capitale e liquidità, il bail-in introduce il principio per cui l'investitore privato può essere chiamato a contribuire alla risoluzione della crisi dell'intermediario. Il bail-in sposta il costo del dissesto dalle tasche pubbliche alle tasche private del risparmiatore-investitore. Detto cosi, difficile non concordare in termini di principio. Ma questa novità rilevante potrebbe modificare la capacità delle banche di raccogliere risparmio retail a lungo termine per poi destinarlo a finanziamenti a lungo termine.
Va perció tarato sia l'elenco degli strumenti finanziari che rientreranno nell'ambito d'applicazione del bail-in, sia il corretto rapporto tra MiFiR (trasparenza e correttezza) e Basilea 3 (robustezza patrimoniale): va effettuato un lavoro di connessione tra le norme che evidenzi l'impatto sull'obiettivo del banchiere di raccogliere risparmio e offrire finanziamenti a tassi ragionevoli.

Si rischia di produrre il paradosso per cui si escludono i depositi garantiti ai fini della normativa sulla protezione dei depositi ed i covered bond, passività destinate a investitori istituzionali o comunque più sofisticati, mentre i titoli più semplici quali le obbligazioni "plain vanilla" - tipicamente diffuse fra i piccoli risparmiatori italiani - sono soggetti alle norme di bail-in e quindi a ipotetiche future perdite di valore o convertibilità in azioni. In alternativa, si rischia che bond emessi per collocamento presso il pubblico retail introducano una componente derivativa (il rischio di bail-in, imprevedibile nei modi e nei tempi, da esplicitare nei prospetti Consob), con il risultato che molte banche potrebbero rivedere le scelte finora adottate nella raccolta obbligazionaria, riducendo gli equilibri richiesti da Basilea 3 e la capacità di finanziare investimenti.
È condiviso il bisogno di regole forti di aumento della trasparenza e di tutela del risparmiatore e di solidità del sistema finanziario. L'approccio del normatore europeo va calibrato nella definizione degli aspetti tecnici delle norme. Va tenuto conto dell'impatto che queste producono sul tessuto imprenditoriale e sulla possibilità delle banche di finanziare l'economia.

Alessandro Azzi è presidente Federazione italiana banche di credito cooperativo e casse rurali

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