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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2013 alle ore 06:43.

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L'umanesimo come valore centrale dell'impresa



Innanzi ad una crisi così profonda e dai costi sociali così elevati, è doveroso interrogarsi su quali conseguenze debbono trarne manager e imprenditori. Non è solo una crisi finanziaria, con conseguente stretta sui consumi e blocco degli investimenti.
È un cambiamento di paradigma cui fatichiamo a trovare risposte.
Il modo in cui agiamo ha delle radici profonde e spesso, come ha sottolineato nella sua risposta  martedì scorso, ignoriamo i meccanismi che ne sono alla base.  Chi si occupa di consulenza organizzativa guarda a questi momenti con rinnovata sfida, immaginando che sia proprio in momenti difficili che possano emergere nuove opportunità. Vediamo nascere l'esigenza di una nuova leadership, capace di supportare la trasformazione, ma per essere leader così occorre sviluppare una consapevolezza, una responsabilità, un'etica che non sono mai state chieste prima. I leader sono pronti a questo? Per noi, partner di Quaeryon, che ci occupiamo di trasformazione, definizione e messa a punto di sistemi e processi integrati a supporto dell'innovazione e dello sviluppo dei talenti, questi temi sono essenziali.
È giunto il momento di una trasformazione che porti l'Innovazione Umanistica in azienda? Lo crede possibile?
Vito Marcolongo, Stefania Merli,
Elena Murelli, Marco Trogli
Cari lettori, la scorsa settimana ero stato sollecitato a parlare di democrazia economica, voi oggi sulla scia di questo proponete il tema di quella che chiamate «innovazione umanistica». E vi chiedete se abbiamo leader capaci di cogliere le opportunità delle trasformazioni in atto. La risposta è sicuramente positiva: i leader ci sono nelle imprese come nella società civile, nella pubblica amministrazione e nelle università come nella politica. Il problema è che sono soffocati, stretti, imbrigliati perchè la nostra è una realtà che teme di riconoscere il merito, la capacità, la professionalità. La nostra è ancora una società in cui prevalgono le soluzioni vecchie, le rigidità ideologiche, il culto della procedura e la superiorità della prassi. I grandi cambiamenti in atto, come la globalizzazione e l'innovazione tecnologica, imporrebbero invece un cambio di passo e di strategie. Vengono in mente le parole di Friedrich von Hayek in uno dei suoi testi fondamentali, La società libera, edito in Italia da Rubbettino nella meritoria collana "Biblioteca austriaca": «L'idea di un uomo che deliberatamente costruisce la sua civiltà - scrive Hayek - deriva da un intellettualismo errato che considera la ragione umana come qualcosa al di fuori della natura e provvista di una conoscenza e di una capacità intellettiva indipendenti dall'esperienza. Ma lo sviluppo della mente umana è parte dello sviluppo della civiltà; è lo stato della civiltà che in qualsiasi momento determina la portata e la possibilità di fini e valori umani. La mente non può mai prevedere il proprio progresso. Dobbiamo sempre lottare per la realizzazione dei nostri scopi attuali, ma dobbiamo anche far modo alle nuove esperienze e agli eventi futuri di decidere quali di tali obiettivi sarà realizzato». Non è solo uno slogan affermare che il futuro non si può prevedere, ma sarebbe già un grande passo avanti se le imprese, così come la politica, riuscissero a fondare il loro impegno sul valore positivo della realtà, una realtà che trova nella persona, e quindi proprio nell'umanesimo, il suo valore centrale.
L'arretratezza del sistema politico
Il tormentato percorso parlamentare dei disegni di legge, al di là della condivisione o meno dei loro contenuti, evidenzia la scandalosa arretratezza del nostro sistema politico, il cui apparato legislativo è caratterizzato dalla presenza di due Camere intente a palleggiarsi grottescamente i disegni di legge, ritardandone all'infinito l'approvazione attraverso zuffe indecorose e ignobili gazzarre indegne di un Parlamento. Un arcaico bicameralismo, quintessenza di un bizantinismo procedurale applicato alla politica, dove il Senato rappresenta l'inutile doppione di un'unica Camera legislativa con non più di 350 deputati, alla faccia dei quasi mille parlamentari attuali che rappresentano un onere pesantissimo che grava sulle tasche degli italiani.
Lettera firmata
Revisione catastale
Con la revisione delle rendite vi deve essere anche quella di tutta la tassazione sugli immobili. Si pensi all'imposta di registro del 10% sulle compravendite di abitazioni tra privati: già ora parliamo di un'aliquota fuori dalla realtà, se fosse applicata al nuovo valore catastale sarebbe un esproprio bello e buono.
Ragusa Michele

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