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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2013 alle ore 14:26.

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La guerra commerciale tra Europa e Cina non ci sarà. L'accordo per chiudere la disputa sulle importazioni di pannelli solari, che segue a un protocollo di cooperazione contro la contraffazione di bevande alcoliche, spegne le principali e recenti dispute tra le due aree. Era un risultato scontato, data la dimensione degli scambi bilaterali e l'importanza strategica e reciproca dei due mercati, ma non banale.

Indica che il regime di libero scambio, la base dell'economia globale, resiste. E che le regole globali del commercio sono ancora efficaci.
Quando i mercati sono aperti difficilmente gli interessi di parte riescono a sopraffare l'interesse generale. Oggi nessun paese avrebbe vantaggio a muoversi verso un regime di maggior protezionismo, se non per soddisfare qualche interesse di parte. Sia in Cina che in Europa, le esportazioni sono un motore essenziale per la crescita e le importazioni permettono ai consumatori di accedere ad un'ampia varietà di prodotti meno costosi.
L'impossibilità del protezionismo è rafforzata dalla dannosità dell'azione unilaterale. Un aumento unilaterale delle barriere commerciali provoca reazioni immediate di segno inverso, e innesca una catena senza fine. La Cina, immediatamente dopo l'azione antidumping dell'Europa, che prevedeva di portare i dazi al 48% se non si fosse trovato un accordo, aveva avviato un'azione parallela contro l'esportazione di vino dall'Europa. Per il Vecchio Continente, il problema è ancora più complesso, in quanto all'interno dell'area convivono interessi contrapposti. Qualunque barriera commerciale se beneficia una parte dell'economia ne danneggia un'altra. Il caso dei pannelli solari contro il vino è emblematico. Ma la contrapposizione di interessi è anche tra imprese dello stesso settore, esportatrici e orientate al mercato nazionale. Nei pannelli solari molti operatori si sono opposti all'azione europea che era stata richiesta dai loro concorrenti.

La seconda lezione è che decine e decine di anni di negoziati globali hanno costruito regole efficaci che governano gli scambi globali. L'Europa ha potuto infatti portare avanti un'azione contro il presunto dumping degli esportatori di pannelli cinesi. La possibilità di attivare legalmente delle sanzioni, aumentando in modo rilevante i dazi, le ha dato un'arma contrattuale importante e ha obbligato la Cina ad un accordo.
I negoziati commerciali si sono negli ultimi anni spostati da accordi globali ad accordi regionali o bilaterali, vedi il negoziato tra Europa e Stati Uniti per un'area transatlantica di libero scambio. Per quanto la liberalizzazione bilaterale sia importante, è vitale comunque continuare a fondare gli scambi commerciali su regole globali che valgano per tutti. Per questo stesso motivo sarebbe anche importantissimo completare l'eterno negoziato globale in corso, il round di Doha, che tra alti e bassi si trascina dal 2001.
Intanto, per chi crede nel libero scambio, l'accordo Cina Europa è un'ottima notizia.

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