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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2013 alle ore 07:49.

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L'editoria italiana trova l'intesa, insieme al Governo, su una piattaforma comune di misure a sostegno del settore. La riunione finale si è svolta ieri pomeriggio e si è conclusa con la firma di un documento che, dopo un'analisi della situazione, si articola in una vera e propria piattaforma composta da undici obiettivi.

«Il valore di quanto firmato ieri - spiega Giovanni Legnini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega sull'editoria - sta nell'ampiezza dei soggetti che vi si riconoscono. Dopo tre-quattro sedute si è raggiunta una convergenza che, mi dicono, mai si era avuta in passato. Ora si entrerà nel merito dei relativi provvedimenti e tale granitica condivisione è fisiologico che non resisterà. Si è fatto un primo passo: ora si faranno delle scelte e si dovranno individuare delle risorse. L'orizzonte temporale va da fine agosto alla legge di stabilità». A siglare l'intesa con il Governo sono stati, tra gli altri, la Fieg, la federazione degli editori, la Fnsi, il sindacato dei giornalisti, l'Aie, associazione italiana editori, l'Ordine dei giornalisti, l'Inpgi, Mediacoop, i distributori dell'Anadis, i rappresentanti di quattro sindacati degli edicolanti. Il documento ricorda come la Francia, nel 2013, abbia impegnato risorse pubbliche per 516 milioni a sostegno del pluralismo, «cifra di gran lunga superiore a quella attualmente stanziata per i prossimi tre anni nel bilancio italiano».

Il primo obiettivo è il rifinanziamento di misure come il credito agevolato alle imprese impegnate in processi di innovazione tecnologica e di ristrutturazione aziendale. Siamo ancora all'interno delle misure di sostegno esistenti, così come il richiamo al rifinanziamento dei prepensionamenti previsti dalla legge 416 dell'81 (allora a carico dell'Inpgi, oggi dello Stato), anche per favorire «l'ingresso di nuovi e qualificati professionisti» nell'area dei nuovi media. Altri obiettivi prevedono, ad esempio, l'estensione al settore degli strumenti previsti per le start up editoriali o di favorire, nell'informazione on line, l'offerta di contenuti legali in modo da tutelare effettivamente il diritto d'autore ai produttori di contenuti originali. Forme di incentivazione fiscali, compatibilmente con le norme europee e i vincoli della finanza pubblica, sono richiesti anche per le piattaforme digitali e l'offerta di contenuti multimediali.
Un punto della piattaforma è molto sentito, in particolare, dagli editori: quello di favorire la sottoscrizione di accordi tra i rappresentanti degli editori e gli aggregatori di notizie (si legga Google, ndr) per individuare «forme di remunerazione per l'utilizzo in rete di contenuti editoriali».

Un altro obiettivo è la modernizzazione della rete distributiva dei giornali e dei loro allegati, con incentivi fiscali e interventi amministrativi o normativi. A questo punto si collega quello successivo, sul confronto con le autonomie locali in sede di conferenza Stato-Regioni per definire criteri omogenei per la distribuzione e la vendita dei giornali.
Capitolo contributi diretti: dopo il disboscamento portato avanti negli ultimi anni della giungla dei contributi a pioggia e senza controllo, si punta ora a stabilizzare il finanziamento del fondo gestito dalla Presidenza del Consiglio per il prossimo triennio, evitando, inoltre, che lo stesso fondo sia gravato da oneri finanziari per debiti pregressi (da regolare e sanare con un altro voce di bilancio, ndr).
L'obiettivo finale è di proseguire, nel prossimo triennio, l'attuale regime tariffario con Poste Italiane secondo quanto stabilito dal Ministero dello Sviluppo, «anche contemplando alleggerimenti delle tariffe per le imprese editoriali minori e no profit».

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