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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2013 alle ore 07:56.

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Non era affatto un'asta facile e scontata, quella che ha messo in offerta ieri il nuovo BTp quinquennale e la prima riapertura del nuovo BTp decennale per un totale di 6 miliardi di euro, incassati fino all'ultimo centesimo dal Tesoro pagando rendimenti lievemente al di sotto dei pronostici.

Per l'Italia, con il suo debito/Pil al 130% (e c'è già chi lo prevede al 132% quest'anno) e una crescita potenziale se tutto andrà bene vicina allo 0%, finanziarsi sulle scadenze lunghe non è mai facile. Basta poco per innervosire gli investitori, anche ora che in asta prevale la domanda domestica, italiana.
E qualche giorno prima dell'asta dei BTp, di motivi per tendere i nervi al mercato ve ne sono stati diversi. Primo tra tutti, il rischio di un'imminente azione militare in Siria da parte di Usa, Gran Bretagna e Francia. Poi, quasi a parità di peso politico, le ricorrenti dichiarazioni bellicose del Pdl, sempre pronto - almeno nelle minacce vocali - a tirare la spina al Governo Letta. Nelle giornate di massimo allerta, lo spread tra i BTp e i Bund è tornato ad allargarsi, fino a sforare i 260 punti. Sul secondario e sul mercato grigio dei titoli di Stato, la scadenza quinquennale è stata bastonata per bene, e anche i titoli decennali hanno perso terreno.

Al Tesoro, a fine luglio, erano invece arrivati altri segnali molto distensivi dal mercato. Il primo agosto scadeva un vecchio BTp decennale per 24,695 miliardi: un'iniezione di liquidità molto nutrita, che creava una domanda tutta da soddisfare. Essendo stata cancellata l'asta di metà agosto dei BTp triennali, come di tradizione, il compito di colmare il vuoto spettava dunque all'emissione di fine agosto dei BTp a cinque e dieci anni. Ecco allora che, senza che vi fosse menzione nel programma trimestrale di emissione (che comunque riserva al Tesoro la facoltà di fare dei cambiamenti last minute), in asta ieri è stato proposto un nuovo BTp quinquennale. I debutti hanno sempre bisogno di qualche riguardo in più: tant'è che la turbolenza politica ha consigliato al Tesoro di fissare la forchetta a un massimo di 3,5 miliardi e non 4 miliardi. La domanda risultava esserci, soprattutto ai livelli di rendimento lievitati sui rischi geopolitici, e gli specialist non hanno forzato il mercato più di tanto.

Proprio alla vigilia dell'asta, tuttavia, le tensioni si sono allentate, tanto sul fronte siriano che su quello "berlusconiano" con l'accordo sull'Imu tra Pd e Pdl e un presidente del Consiglio Letta fiducioso sulla durata del suo Esecutivo. Sul mercato grigio, i BTp sono rientrati dai picchi e forse qualche ordine, sui nuovi livelli più bassi, è stato cancellato: questo spiega perchè il bid-to-cover ratio di 1,22 volte sul BTp quinquennale non è stato stellare. Il BTp decennale è stato collocato per l'importo massimo della forchetta (anche in questo caso meno ambiziosa del solito) a un rendimento in linea con quello dell'asta di luglio: un risultato decoroso per il Tesoro, viste le circostanze, ma deludente perchè a metà agosto il rendimento dei decennali era calato fino al 4,16 per cento.
Le tre giornate di aste di fine agosto hanno raggiunto una raccolta complessiva di circa 20 miliardi: il BoT semestrale è stato riaperto agli specialisti per 1,275 miliardi portando il totale a 9,775 miliardi. Con questi collocamenti di fine mese, il programma di raccolta 2013 (compresi i BoT) del Tesoro supera il 75 per cento. I traders sfornano in questi giorni un'altra percentuale, l'80% sul solo programma di emissioni a medio-lungo termine. In entrambi i casi, e come dimostra la limatura degli ammontari della forchetta minimo-massimo nel collocamento ieri, il Tesoro si trova a buon punto e per fine anno le aste saranno "leggere": le emissioni extra dovute al pagamento dei debiti pregressi della pa non hanno avuto controindicazioni.

Le scadenze in arrivo sono gestibili: al di là dei BoT, in settembre scadono 10,6 miliardi di CTz e 1,5 miliardi di Italy bond in dollari Usa; in novembre e dicembre andranno rimborsati BTp per 17,8 e 20 miliardi.

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