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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2013 alle ore 09:10.

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La sua ricerca è cominciata già da giugno. Poco dopo la sua rielezione Giorgio Napolitano ha cominciato a occuparsi di uno degli adempimenti e delle facoltà che la Costituzione attribuisce al capo dello Stato, la nomina dei senatori a vita. E sin da subito la sua idea è stata quella di tornare alle "radici" a quando, per prime, furono fatte quelle nomine. Un ritorno a Luigi Einaudi come scrive nella nota in cui spiega la ratio della scelta sui quattro nomi: Carlo Rubbia, Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano. «Nel rispetto delle valutazioni e degli orientamenti cui, nell'esercizio della facoltà prevista dall'art. 59 della Costituzione, si sono di volta in volta variamente attenuti i diversi miei predecessori, ho questa volta teso in modo particolare a compiere scelte che riprendessero i criteri ispiratori delle nomine effettuate in prima istanza dal presidente Luigi Einaudi.

Le mie scelte sono così cadute su personalità rappresentative del mondo della cultura e della scienza». Dunque un ritorno allo spirito originario, questa è stata la sua idea sin dall'inizio. E da giugno, appunto, è cominciata la sua ricerca, i suoi colloqui con le istituzioni più rappresentative di quei mondi per cercare i profili giusti.
È stata la tempestività con cui sono arrivati i neo senatori a vita che ha suscitato più di una polemica nel consueto dibattito politico di ieri. Ma la ragione dei tempi la spiega direttamente Napolitano: «È anche per dare un segno di serena continuità istituzionale che ho ritenuto di dover colmare i vuoti tristemente determinatisi, nel breve giro di un anno, nelle fila dei senatori a vita di nomina presidenziale. Sempre convinto delle ragioni che indussero i padri costituenti a prevedere quella speciale presenza nel Senato della Repubblica, ho raccolto elementi di giudizio e compiuto passi discreti per attribuire i quattro seggi di senatore a vita rimasti vacanti».

Dunque, seguire il ritmo di normalità costituzionale: è stato anche questo un criterio con il quale si è mosso il capo dello Stato non lasciando che le fibrillazioni – altissime anche ieri – influissero sull'adempimento di suoi doveri.
Ma le critiche gli sono piovute addosso anche per la scelta dei nomi: Claudio Abbado, per esempio, piuttosto che Riccardo Muti, Elena Cattaneo, troppo giovane – a detta di alcuni – per ottenere la prestigiosa nomina. Ma anche in questi due nomi il criterio è stato ferreo. La professoressa Cattaneo rappresenta – sì – una giovane scienziata e ricercatrice ma proprio questo è il segnale: l'incoraggiamento non solo a una disciplina e a un talento scientifico ma ai giovani che con fatica seguono il loro percorso di ricerca.

«Ho proceduto alla nomina di una donna di scienza di età ancor giovane ma già nettamente affermatasi, la cui scelta ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l'impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica». E al direttore d'orchesstra Abbado, i cui meriti sono riconosciuti in Italia e all'estero, va riconosciuto anche un "diritto" di seniority.
«Sono convinto che dai quattro senatori a vita verrà un contributo peculiare alla vita delle nostre istituzioni democratiche, e - in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte - all'attività del Senato e dell'intero Parlamento». Parole che stridevano nel consueto match di ieri.

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