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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2013 alle ore 15:07.

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Oggi è soltanto un numero. Il carcerato 61727-054, ospite di un penitenziario di media sicurezza a Butner, nella Carolina del Nord. Ma dietro questa cifra anomina si cela l'identità del più noto criminale ad aver mai varcato i cancelli del penitenziario per colletti bianchi. Bernie Madoff, che per decenni è stato ai vertici della finanza americana, gestore ricercato da un'elite internazionale che grondava premi Nobel e sofisticati miliardari.

Nonché artefice della truffa del secolo, che per altrettanti decenni ha eluso i controlli delle autorità e alla fine è stato tradito solo da se stesso, dall'impossibilità di continuare l'inganno all'infinito. Un inganno, a conti fatti, da 18 miliardi se si contano i capitali che si è fatto affidare e ha fatto sparire. E che cresce a 65 miliardi sommando i rendimenti fasulli che garantiva. L'inganno di un uomo solo che ha scosso la credibilità dei mercati e delle autorità incaricate di sorvegliarli.
Madoff ha l'aria innocua mentre, a 75 anni, dispensa consigli sul risparmio a guardie e ladri e si guadagna pochi dollari al mese con lavoretti manuali. Ma le ferite che ha aperto restano profonde. Il fiduciario incaricato dalla magistratura di ritrovare tutti i capitali possibili, Irving Picard, ha rastrellato circa 9 miliardi, metà del maltolto, distribuendone cinque alle vittime comprovate. Il Dipartimento della Giustizia ha rintracciato altri due miliardi. Nè le inchieste sono archiviate: sono possibili altre incriminazioni di ex dipendenti della Madoff Securities. Il suo nome è diventato parte dell'iconografia popolare, ossessione della coscienza collettiva: una quindicina di suoi oggetti, comprese le chiavi del suo ex ufficio, sono esibiti nel Museo del crimine di Washington. Woody Allen ha dedicato alla caduta del grande truffatore e di sua moglie Ruth il suo ultimo film, Blue Jasmine. E di recente i procuratori federali, scavando nella vicenda con nuovi documenti depositati in tribunali, hanno persino descritto triangoli amorosi con l'ex finanziere. Nel frattempo tragedie personali hanno messo in ombra quelle finanziarie: si è tolto la vita Rene-Tierry Magon de la Villehuchet, il cui fondo aveva perso 1,4 miliardi. E, nel secondo anniversario dell'arresto del padre, è stato trovato impiccato il figlio maggiore di Madoff, Mark.

L'epopea di Madoff era cominciata molto diversamente, come un simbolo del self made man del capitalismo americano, venuto dal nulla e valutato quasi un miliardo di dollari tra ville, yacht e investimenti. Con i soldi risparmiati da lavoretti estivi nel 1960 tiene a battesimo un penny stock trader, una società di compravendita di titoli da pochi centesimi. Il suocero Saul Alpern, che ha solida reputazione come contabile, lo aiuta con un prestito e con la presentazione a potenziali clienti. Madoff mostra talento: per farsi strada adotta nuove tecnologie informatiche di trading, che poi saranno alla base della crezione del Nasdaq di cui lui stesso diventa presidente. Ai tempi d'oro è il maggior market maker del mercato elettronico e nel 2008, al momento della sua caduta, è il sesto a Wall Street.
È però un altro successo quello che lo trasforma nel truffatore del secolo. Un'attività tenuta in ombra e che cresce rapidamente con un giro di raccomandazioni, quella di consulente finanziario e gestore di patrimoni. Il suo segreto? Con la credibilità conquistata di market maker, la promessa di rendimenti certi ma non spettacolari, attorno al 10%, che rassicurano. Rassicurano anche gli ispettori della Sec, che gli credono sulla parola senza mai approfondire i controlli o prendere sul serio il sospetto, che pure affiora fin dal 1999 tra analisti quali Harry Markopolos, che le operazioni siano del tutto fittizine e i rendimenti immaginari. Alla fine l'elenco di chi gli affida o fa confluire capitali è un increbile classifica di potenti e celebrità d'ogni continente, migliaia di nomi dalla Corea al Colorado passando per l'Europa: da pressoché ogni banca internazionale che si rispetti, a stelle di Hollywood quali Steven Spielberg e John Malkovich. Da istituzioni universitarie quali la New York e la Yeshiva University a fondi pensioni di insegnanti e vigili del fuoco, dal Comitato Olimpico Internazionale al premio Nobel per la pace e sopravvissuto all'Olocausto Elie Wiesel.

Il castello di carte crolla alla fine del 2008: Madoff non può più far fronte a richieste di riscatti in un clima di crisi e tensioni economiche. Chiama a rapporto i figli Mark e Andrew, che lavorano con lui ma negheranno sempre di aver saputo nulla, e confessa loro la truffa. Il resto è cronaca giudiziaria: i figli si rivolgono ai magistrati e un anno dopo Madoff, dichiaratosi colpevole, patteggia e viene condannato a 150 anni di carcere, la pena massima, in un'aula che lo vede impassibile ma circondato da lacrime e forti emozioni. Gli inquirenti si gettano sulle tracce dei soldi. Gli stessi confini tra vittime e carnefici finanziari, a volte, si rivelano incerti nel gigantesco network globale dei feeder fund e istituti che incanalavano asset verso Madoff ottenendo commissioni o guadagni. È il caso della storica banca austriaca Bank Medici, costretta a chiudere i battenti. JP Morgan, come altri colossi, raggiunge intese per risarcisce fondi. Cosi' fanno anche grandi investitori quali i proprietari della squadra di baseball dei New York Metz Fred Wilpon e Saul Katz che ripagano soldi ritirati prima del crollo e che in realtà non esistevano. Il record spetta a Jeffry Picower, che restituisce 7,2 miliardi. Quella che è tuttora difficile da restituire, l'eredità di Bernie Madoff, truffatore del secolo, è la fiducia nella finanza e nelle autorità di controllo dei mercati.

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