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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:36.

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Se Milano sta cambiando volto urbanistico e i tanti cantieri iniziano a restituire una "città che sale" più moderna, efficiente ed internazionale, un altrettanto profondo lavoro di scavo sta avvenendo negli uomini della nuova "metropoli plurale". L'architetto del "cantiere umano" è il cardinale Angelo Scola.

Dal suo arrivo nel settembre del 2011, con i discorsi alla città, con le Lettere pastorali e con la presenza diretta nei luoghi vitali, ha iniziato a ridisegnare il cammino della chiesa ambrosiana mettendo in luce le condizioni sociali ed esistenziali oggi dominanti che registrano diffuse situazioni di crisi e di travaglio, di pluralità etnica e religiosa, di separazione della fede dalla vita. Una città senz'anima non può resistere a lungo soprattutto in un'Europa che "mostra tutte le rughe" prodotte dal "peso della crescente complessità della storia".
Nella Lettera pastorale 2013 "Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all'umano", presentata ieri in Duomo, si fa ancora più accorato e realista l'invito all'impegno di tutti, credenti e uomini in ricerca, per concorrere all'edificazione di una "vita buona, fondata nella verità" e di "una Milano che trovi la sua anima". Tutti, nessuno escluso, sono interpellati: sì, perché "anche tra i cristiani ambrosiani esiste il rischio di una sorta di 'ateismo anonimo' cioè di vivere di fatto come se Dio non ci fosse"; e nella Milano "città degli uomini" gli affetti, il lavoro, il riposo, ovvero i cardini dell'esistenza quotidiana, sono minati e bistrattati con ricadute personali e sociali che diventano fragilità, insicurezza, rinuncia, indifferenza.

A questo si contrappone la "Lettera" offrendo l'insegnamento della parabola tratta dal Vangelo di Matteo che parla del buon seme e della zizzania. Nel testo si trova l'espressione di Gesù: "Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno". Perché il campo - Milano, la diocesi, il Paese - non sia luogo di infelicità ma, al contrario, di costruzione positiva occorre che, innanzitutto chi ha fede, si liberi dei "recinti separati" impiantati per "essere cristiani": il campo è il mondo con tutte le sue facce, buone e meno buone, e il mondo è il campo perché Dio stesso lo ha eletto come suo spazio di incontro. C'è una logica del "fare" che deve dare priorità al gratuito, al dono, alla sorpresa dell'ascolto di chiunque si incontri.
Milano, rilancia l'arcivescovo, è un campo aperto e in questo occorre entrare da testimoni, da persone capaci di stabilire legami, di mettere in piedi luoghi di convivenza aperti a umanità rinnovate, all'amicizia che cancella le diffidenze. È la traduzione dell'appello di papa Francesco a riscoprire le "periferie esistenziali", ad abbattere gli ostacoli perché per la fede "non ci sono confini, non ci sono limiti". Ai credenti viene chiesto di ritrovare l'anima lombarda del "cattolicesimo di popolo" e di non perdersi nei concetti di "minoranze creative". Ai cristiani Scola chiede molto e rapidità di risposta, anche nella politica dove è urgente "impegnarsi con maggior rigore ed energia". Ma la "città buona" chiama tutti. Non solo i credenti. Gli uomini e le donne di altre fedi e i laici seriamente appassionati a una società vitale, felice, giustamente operosa. E a tutti il cardinale dice di reagire alle proposte contenute nella Lettera.

Al messaggio segue un impegno di evangelizzazione della metropoli che fa leva sull'ascolto dei mondi della società civile: quello della fragilità e della sofferenza, quello della cultura, del lavoro, della finanza e della politica. Un anno di dialogo e collaborazione per affermare che "Milano ha futuro, ha la sua originale parola da dire al Paese, nel cammino dei popoli non solo europei".
Christoph Schönborn, cardinale di Vienna e Luis Tagle, arcivescovo di Manila, saranno protagonisti di due grandi eventi. E Scola convocherà una assemblea plenaria del clero.

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