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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2013 alle ore 07:54.

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Prima l'industria, poi la cultura, ora le politiche sociali. Il MiTo, l'asse tra Milano e Torino, cerca di lanciare un salvagente al welfare. Ci provano la Fondazione Cariplo e la Compagnia di San Paolo, che tra Torino e Milano hanno deciso di avviare un cantiere permanente, una sorta di grande area laboratorio per il "secondo welfare", teorema che prevede un maggiore coinvolgimento dei privati.

Sul progetto, nei mesi scorsi le due Fondazioni hanno deciso di metterci la faccia, le idee e i soldi. Non pochi, se si considera che i due enti l'anno scorso hanno destinato al welfare qualcosa come 90 milioni di euro. Ma i due enti sono solo i primi due mattoni di quella che vuole diventare una piattaforma aperta: ad altre Fondazioni, certo, ma anche ai privati, al terzo settore, all'Europa. L'idea è di Giuseppe Guzzetti e Sergio Chiamparino, l'uno storico presidente in Cariplo e l'altro da un anno approdato in Compagnia, forti di un'intesa che li vede fianco a fianco non solo nel capitale della prima banca italiana (di cui, insieme, controllano il 15%) ma anche nell'Acri: ora, nel nome del welfare, hanno deciso di rispolverare il MiTo, lo storico asse tra le due capitali del nord, creato ai tempi dell'Italia fordista, risorto quattro anni fa per la cultura con il festival musicale partito da Torino e poi sbarcato a Milano. Si è partiti a maggio con un convegno, a Torino: dagli asili all'housing sociale, dalle disabilità alle nuove povertà, si sono passate in rassegna le esperienze accumulate in Piemonte e in Lombardia. Se ne sono individuati alcuni in cui le sinergie possono nascere in fretta e il progetto è stato presentato in Acri nel mese di luglio e l'ingresso di nuove Fondazioni è dato per imminente.

«È interesse di tutti agire per quanto possibile in squadra, e non lasciare a ogni Fondazione l'onere di accollarsi da sola i suoi progetti, magari in concorrenza con quelli di altre», fa notare Chiamparino. Per Guzzetti, il MiTo in versione "social" è un progetto che può cambiare faccia al modo di intendere e costruire il welfare. «Serve un'area laboratorio da cui partire e in cui sperimentare», osserva. E cita, come esempio, quello delle 15 Fondazioni di comunità che fanno capo a Fondazione Cariplo: nate 15 anni fa, a fine 2012 avevano già messo insieme un patrimonio di 232 milioni di euro, con erogazioni per oltre 22 milioni di euro che hanno contribuito al sostegno di quasi 2.400 progetti in diversi settori. La prova provata, per Guzzetti, del fatto che «il welfare funziona quando parte dal basso, quando coinvolge tutte le anime di un territorio».
Proprio le fondazioni di comunità (13 in Lombardia e due in Piemonte), insieme agli asili nido e all'housing sociale, sono i primi terreni in cui le due Fondazioni cercheranno di unire le forze. «Occorre costruire dei modelli che consentano di ottimizzare le risorse, valorizzare le specificità dei diversi territori e accogliere nuovi partner che ci consentano di essere capillari nella capacità di intervento», ragiona Chiamparino. Sì, perché, come osserva ancora Guzzetti, non c'è solo da essere più efficienti ma anche più efficaci, «ricalibrando i finanziamenti verso i nuovi rischi sociali, dalla povertà alla disoccupazione, in modo che il welfare diventi un fattore propulsivo e non una zavorra».

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