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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 06:42.
Sui temi europei
molti convegni,
ma poca attenzione
Nei dibattiti politici italiani, nonostante le ormai prossime elezioni europee del 2014, è quasi assente l'Europa le cui istituzioni hanno tuttavia un impatto rilevante sulla situazione economica e sociale dei paesi membri. Ogni partito dovrebbe invece dibattere, al proprio interno, di quale Europa realizzare, con quali obiettivi, con quali vincoli e quali opportunità per i paesi membri, con quale gruppo parlamentare europeo interagire per conseguire tali obiettivi. E si nota allora che un paese come l'Italia, che nei principi fondamentali della propria Costituzione include all'Articolo 9 la tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico, non ha un serio partito dei Verdi.
Lettera firmata
Roma
Condivido la sua lettera sull'Europa. Purtroppo, riguardo i punti da lei toccati con precisione, siamo di fronte ad un problema che la classe politica italiana non ha mai affrontato con la serietà che avrebbe meritato nel tanto (sbandierato a parole) interesse del Paese. All'Europa è stata dedicata per anni poca attenzione e molti convegni e richiami di maniera. Non abbiamo colto la sfida dell'euro e le opportunità che si erano presentate, abbiamo ritardato le riforme, abbiamo vissuto l'Europa ora con superficialità e conformismo, ora con senso di fastidio e rigetto, ora come l'unico vincolo esterno capace di farci trangugiare una medicina amara ma irrinunciabile. Mentre i partiti politici hanno usato molto spesso le elezioni europee come serbatoio dove ripresentare candidati già bocciati dal voto nazionale o locale ma in lista d'attesa per un recupero. I risultati sono evidenti. Vengono deliberate a schiacciante maggioranza parlamentare regole nuove e impegnative (come l'obbligo del pareggio di bilancio, la governance per la quale spetta a Bruxelles l'ultima parola sulla "manovra" di stabilità, l'adesione al Fiscal compact sulla riduzione del debito pubblico) che un minuto dopo cominciano ad essere contestate. Responsabilità e colpe, ovviamente, appartengono sempre all'avversario, e non c'è da meravigliarsi se un vero confronto sull'Europa e sulla sua incompiuta costruzione resta ai margini del dibattito nei partiti e tra i partiti. Quanto alla (sacrosanta) tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico ritengo in generale che la cultura "verde" italiana non sia stata all'altezza della situazione. Ha prodotto molta politica politicante, questo sì, ma poco altro.
Dai fondi Ue occasione per il Sud
Ho letto con interesse gli interventi di queste settimane sul tema dei fondi Ue. Contribuisco a questa riflessione ponendo all'attenzione il drammatico gap infrastrutturale ed ambientale del nostro Mezzogiorno. Abbiamo ritardi decennali nell'ammodernamento delle reti e degli impianti; capoluoghi di provincia e mete turistiche apprezzate a livello mondiale sono ancora oggi privi di sistemi fognari e di impianti di depurazione. Ce lo ricorda la Corte di Giustizia europea, che ha già annunciato pesanti sanzioni per ogni ritardo: oltre 700mila euro al giorno e almeno 9 milioni di euro complessivi.
I fondi Ue rappresentano un'occasione straordinaria. Gli investimenti infrastrutturali in campo idrico ambientale svolgerebbero l'azione anticiclica di cui il Paese necessita, con impatti occupazionali immediati e positivi risvolti di riqualificazione ambientale.
Costruire reti fognarie, depuratori, sistemi di riuso e risparmio idrico consentirebbe di occupare decine di migliaia di lavoratori e tornare ad investire nell'ingegneria idraulica, nella quale registriamo eccellenze industriali. Significherebbe colmare il ritardo, attrarre investimenti, restituire la qualità ambientale che il comparto turistico del Mezzogiorno merita.
Si parla poco di investimenti per la protezione delle risorse idriche, per le "sistematiche emergenze" di siccità e dissesto idrogeologico, per la qualità di fiumi e mari. Eppure il tempo non è una variabile indipendente. L'insostenibilità ambientale di situazioni degenerate comporta l'insostenibilità finanziaria dei piani di riqualificazione. Nell'aprile 2012 il Cipe ha stanziato quasi 2 miliardi di euro per investimenti in reti fognarie, collettori e depuratori in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Sardegna e Basilicata, vincolando l'utilizzo delle risorse al rispetto di un preciso crono-programma. Si trattava della riprogrammazione di fondi Ue 2007-2013, di cui circa 30 mld attendono ancora l'assegnazione. Spero che la neonata Agenzia per la Coesione territoriale possa imprimere l'accelerazione attesa. Tuttavia solamente la capacità di far funzionare davvero le amministrazioni pubbliche e di attivare soggetti industriali capaci di realizzare e gestire efficientemente gli impianti sono garanzia di raggiungimento degli obiettivi.
Adolfo Spaziani
Coordinatore Federutility
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