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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 08:13.

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«Barche controcorrente risospinte senza posa nel passato». L'ultimo rapporto del Cer, il Centro Europa Ricerche chiamato con regolarità a fornire valutazioni e commenti sulle prospettive economiche, cita i personaggi di Francis Scott Fitzgerald per dire che «l'economia italiana continua ad arretrare» e che a fine anno il Pil e il numero di occupati saranno «risospinti» sui livelli di inizio secolo.

Nel primo dei quattro capitoli che compongono il rapporto "La grande depressione dell'economia italiana" si fa un'analisi dei dati dal 1861 al 2013. Da questi dati emerge che «con l'esclusione degli anni delle guerre mondiali, il Pil reale italiano si è contratto 20 volte» e che confrontabili con la situazione odierna - ovvero che a sei anni dallo shock iniziale, il livello di Pil abbia mancato di tornare ai livelli di partenza - ci sono solo due periodi: il primo è quello dal 1866 al 1871, con la contrazione dei consumi pubblici seguita alla terza guerra d'indipendenza; il secondo quello che va dal 1929 al 1935, ovvero dalla grande depressione alla Seconda guerra mondiale. Ai due eventi, però, si reagì: l'unificazione dell'Italia ha messo in moto nuove energie e capitale umano, mentre alla Grande depressione la politica economica rispose con la creazione dell'Iri, l'Istituto per la ricostruzione industriale. Oggi non succede niente di tutto questo. Così i redditi continueranno a scendere anche nel triennio 2013-2015, dopo aver perso circa il 2% all'anno nel periodo 2008-2012. Secondo gli economisti del Cer è dunque sempre più «necessario un ripensamento delle politiche pubbliche nelle fasi recessive che si basi non solamente sui tagli alla spesa pubblica, ma piuttosto su una ricalibratura del sostegno alle fasce di maggiore sofferenza sociale, in modo da controbilanciare gli effetti della crisi che tendono ad ampliare le disuguaglianze». Al calo dei redditi si accompagna quello della produzione industriale, crollata addirittura del 23% dall'inizio della crisi. Quello che stiamo attraversando è, insomma, il periodo più nero vissuto dal nostro Paese da quando è una nazione unita. Persino più nero delle grandi recessioni storiche. È senza dubbio la Grande Depressione della nostra economia.

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