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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 08:50.

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Oggi inizia la settimana della lingua italiana nel mondo. Si tratta di un'occasione per riflettere sul valore della nostra lingua come accesso alla cultura italiana, creatrice di simpatia, di legami e di molteplici interessi verso il nostro Paese. Le 1.200 iniziative in più di 94 Paesi che compongono la settimana della lingua mettono in luce l'impegno dei molti soggetti che ne promuovono l'insegnamento all'estero. I loro sforzi sono da elogiare: l'italiano infatti è la quarta lingua più studiata al mondo. Questa posizione indica anche la nostra vocazione internazionale, a cui spesso ci sottraiamo.

Sedi diplomatiche, Comitati Dante Alighieri, Istituti italiani di Cultura, enti gestori, scuole italiane statali e paritarie, università per stranieri, lettorati, comunità di italodiscendenti e consorzi per l'apprendimento online: tutti insieme contribuiscono alla grande fama dell'italiano all'estero.
Ogni anno questo sistema complesso si rivolge ad almeno 700mila studenti stranieri. A questo dato dovrebbero aggiungersi gli studenti raggiunti attraverso accordi di cooperazione culturale che garantiscono l'offerta dell'italiano all'interno dei sistemi scolastici locali. Ad esempio, in Tunisia l'italiano è insegnato come lingua opzionale in 400 scuole e in Cina in 36 atenei. L'accordo con l'Albania prevede che per il 2019 il 10% degli studenti di lingue stranere studi l'italiano. La nostra lingua è insegnata in 60 istituti in Russia.

Gli italodiscenti ogni anno sono molti di più perché prosperano scuole di lingua private non censite e perché s'impara l'italiano attraverso programmi televisivi o il cinema. È il caso dell'Africa sub-sahariana, dove accanto al migliaio scarso di studenti censiti dagli Istituti, si stima attorno a 11mila il numero di quelli d'italiano nella regione.
Dobbiamo tutti ricordarci che la nostra lingua è un patrimonio che crea ricchezza e stimola interessi verso l'Italia. Con la lingua si generano ricadute economiche positive. Il documento strategico del Governo «Destinazione Italia» valuta la reputazione del Paese come un elemento cruciale per attrarre investimenti. La grande considerazione di cui godono le nostre lingua e cultura è uno dei vettori più forti di tale reputazione.
La domanda di italiano resta costante anche in una fase di crisi ed è in espansione in molte aree del mondo emergente. Se nel 2012 si è registrata una contrazione complessiva degli studenti presso gli Istituti italiani di cultura dello 0,6%, concentrata soprattutto in Europa, la domanda resta in crescita in tutto il continente americano e in Asia, con una media di oltre il 6 per cento. Negli Stati Uniti l'iscrizione ai corsi d'italiano offerti dai privati aumenta del 15-20% all'anno.

Le ragioni che spingono così tanti verso l'italiano sono molteplici e varie. Si studia l'italiano per amore della cultura, per avvicinarsi a quella che Thomas Mann chiama «la lingua degli angeli». L'italiano è appreso per cogliere occasioni di studio, mettendo in evidenza come il nostro Paese sia anche destinazione di giovani talenti. Vi sono motivi identitari per le nuove generazione degli italo discendenti. In genere il fatto è che l'italiano viene considerato la lingua letteraria, dell'arte, della musica e della bellezza oltre che dell'opera, della cucina, della moda, del design, dell'innovazione creativa e dello sport. L'italiano all'estero avanza perché l'Italia seduce. In tempi di crisi, con sempre meno risorse pubbliche dedicate alla nostra rete, dobbiamo interrogarci su cosa ciò significhi. La lingua costituisce una risorsa per il Paese su cui è necessario investire, un enorme potenziale che potrebbe generare ancor più influenza, reputazione, simpatia, turismo e investimenti di quanto già faccia. Attraverso tale presa di coscienza, qualche strategia unitaria e poche risorse mirate, si può fare molto.

Credo sia necessario ritrovare il senso e l'entusiasmo per la nostra lingua. La comunità dell'italofonia esiste già: è sufficiente riconoscerla, radunarla, motivarla. Per questo ho promosso per la fine di quest'anno un incontro pubblico dove racconteremo agli italiani le testimonianze di italofoni importanti e lanceremo l'album degli ex-studenti con l'idea di convocare il prossimo anno gli Stati generali della lingua italiana nel mondo.
Sottosegretario ministero degli Affari esteri

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