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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2013 alle ore 10:57.

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Dicono che già ci sia qualche cosa di gattopardesco nell'annunciata svolta dell'Irlanda sulla tassazione delle imprese multinazionali. Cambia tutto per non cambiare nulla, suggeriscono i maggiori analisti sui temi della fiscalità quando sollecitati a valutare il senso della svolta che Dublino ha annunciato di voler effettuare. Lo ha fatto, lo ricordiamo, per bocca del ministro delle Finanze Michael Noonan che sotto la pressione americana ha promesso di mettere fine alla tutela di imprese fiscalmente apolidi. Nella sostanza più che di un nuovo abito da mostrare agli Stati Uniti e al mondo intero, pare che l'Irlanda abbia scelto la via di un vistoso rammendo nel tessuto lasso della legislazione nazionale.

Il ministro Noonan ha detto che il suo Paese non consentirà più a società registrate a Dublino di non dichiarare un indirizzo di residenza fiscale. E lo ha fatto sotto la spinta del Senato americano secondo il quale Apple ha sottratto al calcolo impositivo oltre 40 miliardi di dollari grazie ai buchi nel quadro normativo della Repubblica d'Irlanda. «Il meccanismo è semplice - spiega Giorgia Maffini, ricercatrice sui temi della fiscalità alla Said Business Schoool di Oxford - e si basa su divergenze legislative. A Dublino per essere residente fiscalmente non basta che una società sia iscritta nel registro delle imprese, ma deve essere gestita e controllata sul territorio della repubblica. Negli Usa è sufficiente che sia registrata per essere soggetta alla tassazione. Apple operations International è iscritta in Irlanda, ma non è gestita e controllata a Dublino». Né da nessun altra parte, o meglio, probabilmente, lo è negli Usa dove però non è ...registrata. Il circolo vizioso è evidente ed è stato il motivo all'origine dell'irritazione del Senato americano. Il buco normativo sarà ora chiuso con una pezza in quanto l'Irlanda imporrà alle società iscritte di denunciare la propria residenza fiscale. Tutto cambia ? In realtà poco.

L'annuncio di Michael Noonan non basterà, infatti, a evitare le forme macroscopiche di elusione made in Ireland denunciate da mezzo Europa. È opinione diffusa che non cambierà molto e che Dublino continuerà ad attrarre investimenti esteri grazie alle maglie larghissime sull'applicazione di una corporate tax che, vale la pena di ricordarlo, è al minino (12,5%) nell'Unione. Solo per Apple, in realtà, potrebbe cambiare, e cambiare molto, qualora dovesse passare dall'attuale condizione di "stateless" a domiciliata fiscalmente in America. Il conto dell'inland revenue per il colosso di Cupertino rischierebbe di farsi miliardario. Probabilmente correrà ai ripari come già fanno e continueranno a fare molte altre multinazionali, cominciando da Google e Microsoft.
A proteggerle c'è il cosiddetto "double irish", che non è un irish whsky, ma una struttura societaria legale che consente alle multinazionali di aprire due società: una registrata, gestita e controllata in Irlanda e una seconda solo registrata nell'isola. Le royalties raccolte dalle società europee transitano nella prima società, ma sono poi travasate, in larga misura, sulla seconda la cui residenza fiscale, nel caso di Google è alle Bermuda dove la tassazione è zero. In altre parole non si tratta di imprese apolide, ma di imprese che denunciano paradisi fiscali come i luoghi di residenza ai fini impositivi. E questo Dublino continuerà a permetterlo.

Cambia poco dunque dal punto di vista del gettito e della eventuale redistribuzione, ma cambia molto nell'approccio culturale. Le parole di Michael Noonan hanno sancito un principio che pareva ovvio - le tasse da qualche parte vanno pagate - ma che evidentemente non lo era affatto e che ora dovrà continuare a illuminare le scelte di Dublino. «Permettetemi di essere cristallino - ha detto il ministro rintuzzando gli attacchi - su questo tema: l'Irlanda vuole essere parte della soluzione e non del problema ...sappiano che la nostra legge è sotto scrutinio da parte di molti Paesi. Non vogliamo danni alla nostra reputazione». Il modo più evidente potrebbe essere affrontare davvero il nodo dei paradisi fiscali usati dalle imprese multinazionali che scelgono Dublino - ma non solo Dublino - per scaricare in giro per il pianeta utili maturati altrove. La crisi del 2008 ha svelato fenomeni di elusione macroscopici e la tenaglia pare davvero che si stia stringendo, anche se per convincere l'Irlanda a scendere a più miti consigli, rivedendo almeno i più evidenti paradossi del proprio sistema, è stata più efficace la presa di posizione del senato Usa che qualsiasi altro monito istituzionale europeo e non.

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