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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 07:35.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2013 alle ore 08:36.

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«L'editore non può essere responsabile del trattamento dei dati personali nelle notizie sul Web. Il ruolo di chi produce notizie è ben diverso da chi le aggrega e le indicizza seguendo algoritmi».
Azzurra Caltagirone, a nome della Fieg, apre i lavori del premio Giovannini 2000 "Nostalgia di futuro", indetto da Media Duemila con Fieg e Osservatorio TuttiMedia, criticando la proposta di Regolamento europeo del 25 gennaio 2012 sulla tutela delle persone fisiche e del trattamento dei dati personali: «Il ruolo dei motori di ricerca - afferma Azzurra Caltagirone - viene totalmente ignorato, attribuendo la responsabilità del trattamento all'editore».

E' il tema del diritto all'oblio, contenuto nella proposta di Regolamento, che Maria Pia Rossignaud, "anima" di Media 2000, ha voluto al centro del dibattito insieme al rapporto cultura-tecnologia. «La diffusione dei dati personali è allarmante» rileva Antonio Preto, commissario Agcom, «per l'uso massivo della Rete e la permanenza dei dati on line. Lo dimostra il numero di e-mail elaborate ogni giorno dalla NSA statunitense, 445mila. Il diritto all'oblio, la cancellazione dei dati non sono l'unica via. A monte vi è il corretto utilizzo dei dati. La sfida è il concetto di identità digitale. Il soggetto deve avere il controllo».

Bruno Manfellotto, direttore de l'Espresso, rivela che il settimanale riceve ogni mese «decine di richieste di oblio, cancellando informazioni. Ma chi decide? Il giornalista? Un'Autorità terza? Va garantito il lettore, in ogni caso. Noi della carta stampata facciamo lavoro nero per la tv e il Web, che poi ci portano via la pubblicità». Secondo Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, «come giornalisti vinciamo sul mercato se offriamo un contenuto meritevole di essere pagato. Dobbiamo fare informazione di qualità misurandoci con la velocità del web. La Rete? Nasce come terra di libertà. Oggi stiamo vivendo una "guerra digitale", come dimostra l'intercettazione addirittura della Merkel, dove si possono acquisire informazioni importanti per portare un attacco all'economia». Nel 2016, sottolinea Giovanna Maggioni dell'Upa, «quattro miliardi di persone avranno accesso al Web, che vale il 4% del Pil mondiale. Solo il 2% in Italia ma l'8% in alcuni paesi avanzati».

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