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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 07:20.
L'ultima modifica è del 01 novembre 2013 alle ore 07:53.
Annamaria Cancellieri è uno stimato servitore dello Stato che sa bene quanto sia cruciale essere e – come usa nelle formule internazionali dei codici etici – apparire irreprensibili. L'interessamento umanitario e solidale può essere sacrosanto, ma è difendibile fino a quando non diventi abuso o, peggio, interesse (quell'alibi non vi ricorda un'altra telefonata diventata famosa nelle aule del Tribunale di Milano?). Il ministro è «buona amica da diversi anni» della compagna di Salvatore Ligresti il quale però è stato anche datore di lavoro del figlio del Guardasigilli. Difficile distinguere affetti e affari. La Procura ha chiarito: intervento ininfluente. Il Guardasigilli ha spiegato: volevo evitare gesti autolesivi, non chiedere scarcerazioni. L'interessamento umanitario, però, quando le celle sono stracolme di aspiranti suicidi, chiama naturalmente l'auto-da-fè se non è generalizzato e resta selettivo. Va chiarito tutto, fino in fondo; va fugata ogni ombra. E se è stata ingenuità, in quel ruolo, è un'aggravante.
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