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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2013 alle ore 09:02.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2013 alle ore 09:02.

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Il 2013 rischia di diventare uno dei peggiori anni di sempre quanto a caos fiscale. Roba da far impallidire persino il 2012, tra il debutto dell'Imu e una lista infinita di nuove tasse e balzelli della cura "Salva Italia". Oppure il 1994 - l'anno del "740 lunare", come il presidente Scalfaro aveva apostrofato l'allora complicatissimo modello per la dichiarazione dei redditi. Addirittura peggio di alcune annate del decennio precedente, tra "forfait di Visentini" e parametri: una lunghissima serie di vere e proprie sciagure (fiscali), vissute come incubo dagli operatori.

Sciagure che sono però poca cosa rispetto a quanto sta per accadere. Ma così è: perché, rinvia oggi e rinvia domani, Governo e Parlamento si trovano costretti in questi ore ad affrontare (finalmente) le infinite questioni lasciate colpevolmente senza risposta nei mesi scorsi.
Altro che certezza del diritto. Altro che semplificazioni. Altro che Statuto dei diritti dei contribuenti. Altro che "pianificazione fiscale". La verità è che a 50 giorni dalla fine dell'anno, famiglie, imprese e operatori ancora non conoscono il conto finale (e reale) che il Fisco - sia quello statale sia quello locale - si appresta a presentare. Per tacere, ovviamente, dei (maggiori) costi gestionali e organizzativi che tutto ciò comporterà, con adempimenti e scadenze che si andranno inevitabilmente ad accavallare e il conseguente più elevato rischio di errori.

Peraltro, è assai probabile che alla confusione di oggi se ne aggiungerà altra. A partire dall'Imu, naturalmente. Il pagamento della seconda rata sarà evitato - quando il Governo troverà l'accordo politico e le risorse necessarie - per i proprietari di prime abitazioni e, presumibilmente, per tutti coloro i quali sono stati esentati anche dal primo versamento di giugno (immobili agricoli esclusi).
Ma alla cassa per l'Imu ci dovrà andare una moltitudine di contribuenti proprietari di quasi 30 milioni di immobili non esclusi dall'imposta. Quanto dovranno pagare? Tanto, questo è sicuro, perché i sindaci, nell'incertezza sulle risorse su cui potranno davvero contare, hanno spesso preferito evitare sorprese e hanno spinto (o stanno spingendo) le aliquote, laddove ancora possibile, verso i livelli massimi consentiti. Per fare i conti esatti si dovranno quindi attendere le aliquote definitive, che i municipi possono approvare fino al 30 novembre e che devono poi "rendere pubbliche" sul proprio sito internet entro il 9 dicembre (per i ritardatari resteranno in vigore le aliquote dell'anno prima, ma questo lo si potrà sapere solo dopo il 9 dicembre). Poi, per tutti quelli che dovranno pagare, una volata di sette giorni per fare i conteggi, compilare modelli ed effettuare i versamenti, entro il 16 dicembre (salvo proroga che tutti stanno già chiedendo?).

Sempre a livello locale, in moltissimi centri, grandi e piccoli, il tributo sui rifiuti (per il 2013, Tares e sua maggiorazione) continua a essere avvolto da una nebbia di mistero. Molti contribuenti non hanno mai ricevuto i bollettini di pagamento, altri hanno ricevuto la prima rata "in acconto" ma del saldo non hanno ancora avuto notizia. Senza dire che, in molti casi, l'arrivo del bollettino di pagamento (che a volte slitterà al gennaio 2014) farà scoprire i pesanti rincari legati alle regole del nuovo tributo (la Tares, appunto, ma è inutile applicarsi per cercare capirne il funzionamento, tanto l'anno prossimo sarà sostituita da una nuova tassa, Tari, la cui prima rata si dovrebbe pagare addirittura il 16 gennaio...). Sempre a gennaio – ed è anche questa un'eredità dei bilanci preventivi del 2013 – si cominceranno ad applicare le nuove aliquote della addizionali comunali all'Irpef, che, esattamente come per l'Imu, i municipi hanno preferito in genere aumentare (dove possibile) piuttosto che ridurre.

Nel frattempo, bisognerà tirare le somme delle coperture di spesa individuate per eliminare la prima rata dell'Imu e per il rinvio dell'aumento dell'aliquota Iva da luglio a settembre (a ottobre è poi scattato il rincaro). A chi sarà inviato il conto se queste risorse non dovessero bastare (eventualità non certa, ma non così remota)? Domanda retorica, che serve solo a ricordare che in agguato c'è il rischio di ulteriori ritocchi e rincari al prelievo che potrebbero impattare sia sulle accise sia sugli acconti di imposta. Acconti che – guarda caso – sono in pagamento proprio in queste settimane (e fino al 2 dicembre) e ai quali il Governo starebbe guardano con interesse per finanziare anche l'azzeramento della seconda rata dell'Imu.
Se questo è lo scenario, parlare di semplificazioni fiscali suona come una beffa. Ci sono progetti (e promesse) che stentano a marciare, anzi, che sono decisamente fermi. Ma, purtroppo, c'è molto di più. C'è un sistema di tassazione fuori controllo, tanto sul fronte del peso del prelievo quanto su quello della sua complessità. Un sistema che, d'altra parte, riflette millimetricamente l'inerzia della politica, l'incapacità di scegliere e la predilezione per il rinvio sine die. E a peggiorare il tutto c'è un 2014 che non promette nulla di meglio.

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