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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2013 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2013 alle ore 09:05.

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L'unione monetaria dell'Eurozona si doveva costituire avendo come pre-requisito la convergenza delle economie partecipanti secondo i princìpi dell'Area valutaria ottimale (Avo). In realtà le pre-condizioni per un'effettiva convergenza non si sono raggiunte preliminarmente all'entrata in vigore dell'Unione monetaria, si è quindi teorizzata la convergenza endogena delle economie dell'Unione, ossia la convergenza indotta dalla mera appartenenza all'euro.

Un'analisi sommaria dei principali indicatori economici dei Paesi euro, a più di dieci anni dalla sua introduzione, dimostra che l'auspicato processo di convergenza indotta non ha portato a un riavvicinamento delle economie, ma ha addirittura aumentato i divari, contribuendo a disegnare due grandi aree all'interno dell'Eurozona: la zona Nord e i cosiddetti Piigs.
Nel grafico in alto viene rappresentato il Pil pro capite di ciascun Paese nel 2000 e nel 2010 come numero indice avente come riferimento la media del l'Unione a 27 Paesi. I Paesi dentro l'area azzurra sono quelli sempre al di sotto della media europea, mentre i Paesi che sono al di sotto della linea di tendenza crescono relativamente di meno; viceversa quelli al di sopra crescono di più. I Paesi che vantano una crescita notevole sono quelli non-euro dell'Est europeo, che fanno registrare una forte componente "verticale" verso l'anno più recente (2010).

All'altro estremo notiamo i Paesi del l'area Nord, raggruppati nel cosiddetto "triangolo della virtù", che si mantengono pressoché costantemente al vertice dello sviluppo economico dell'Unione. In posizione intermedia si collocano quasi tutti i cosiddetti Piigs con crescita al sotto della media.
Dati più recenti confermano questa situazione (grafico in mezzo): le linee di Germania, Olanda e Austria (Nord) si mantengono mediamente al di sopra delle linee di Portogallo, Spagna, Italia (Sud), implicando un'ulteriore divergenza tra le due aree. Anche l'andamento degli investimenti privati rivela indizi circa i flussi di capitali nell'arco del decennio, sottolineando ulteriormente la suddivisione dell'Eurozona nelle aree sopra individuate. Quasi tutti i Paesi del Sud registrano un valore iniziale degli investimenti privati allineato con quelli del Nord. L'afflusso di capitali, causato dall'eliminazione del rischio di cambio, alimenta una curva con un picco collocato a metà del decennio per arrestarsi bruscamente in seguito alla crisi di fiducia post-crisi. Il ripiegamento del trend degli investimenti risulta relativamente maggiore per i Piigs, accentuando i contraccolpi negativi della crisi.

Tra i presupposti del buon funzionamento di un Avo ci sono una maggiore flessibilità del lavoro e dei salari implicanti la creazione di un unico mercato del lavoro. Scorrendo le statistiche sul lavoro (terzo grafico), si registra un aumento drammatico dei differenziali dei tassi di disoccupazione a partire dal 2007. La disoccupazione è effetto della crisi globale e della perdita progressiva di competitività dei Paesi della zona Sud che presentano una più alta perdita di posti di lavoro. Inoltre la produttività dei Paesi del l'area Nord si mantiene superiore e non si registra, anche in questo caso, nessun processo di avvicinamento.
L'introduzione dell'euro ha approfondito la divisione dell'Europa in due (e forse più) aree economiche a sviluppo differenziato. L'appartenenza a un'unione monetaria, pur accentuando la dipendenza delle diverse economie tra di loro, non ha creato processi virtuosi di avvicinamento tra i "fondamentali" già in partenza strutturalmente differenti. Caratteristiche che rendevano più competitive le economie del Nord.

Processi spontanei non potevano portare a questo avvicinamento, secondo la teoria delle Avo si doveva procedere a una convergenza strutturale delle economie dell'unione monetaria a partire da: sistemi educativi, mercato del lavoro, meccanismi di redistribuzione del reddito, sistemi di protezione sociale e di politica industriale. La realizzazione della moneta unica senza crearne i presupposti ha creato dei profondi squilibri (deficit estero) che generano un approfondimento del divario tra le varie aree economiche. L'euro ha funzionato meglio per l'area Nord con economie più simili favorendone un ulteriore accostamento rispetto ai Piigs. Questi ultimi, infatti, presentano divergenze non soltanto con l'area Nord, ma anche tra di loro.
La convergenza delle economie del l'Eurozona deve essere basata su politiche di cambiamento strutturale delle condizioni in cui operano gli attori economici finalizzate a livellare il terreno di gioco tra i diversi Paesi dell'euro.

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