Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2013 alle ore 09:03.

My24

Non sarà una fiducia qualsiasi quella che oggi Enrico Letta chiederà al Parlamento. Il rituale, beninteso, è sempre uguale, ma la sostanza è cambiata. Per la semplice ragione che le novità degli ultimi giorni sono troppo significative per non trovare un'eco nel discorso del premier. Discorso programmatico a tutti gli effetti, pietra angolare di un Letta-bis che nasce senza dimissioni e cambio dei ministri, ma che dovrà riflettere in qualche misura la nuova realtà politica.
Peraltro il dibattito di oggi scaturiva in origine dalla scissione del centrodestra, con la nascita del partito di Alfano e il passaggio all'opposizione di Berlusconi. Già questo descriveva un passaggio non banale. Tuttavia nel frattempo il fenomeno Renzi è giunto a piena maturazione e tutti lo hanno percepito come il punto di svolta che sta già cambiando la fisionomia del sistema e il volto dei protagonisti.

Ecco allora che Letta prende la parola in uno scenario assai mutato rispetto solo a un mese fa. Si capirà dal suo intervento quale reale portata avrà il "patto" con il neo-segretario Renzi che si staglia all'orizzonte. Non ancora definito, ma ormai inevitabile. Conviene a entrambi, magari in una versione tedesca, cioè vincolante per le parti. Del resto le elezioni sono lontane, come ripete il presidente della Repubblica. Detto in modo brutale: Renzi avrà la legge elettorale da lui desiderata (un'impronta maggioritaria sul modello del "sindaco d'Italia" forse un po' corretto), ma in cambio deve dare tempo al governo (fino al fatidico 2015). Tempo da mettere a profitto per correggere almeno in parte la Costituzione e ridurre i costi della politica. Di certo Renzi è consapevole che il modo migliore per presentarsi al voto degli italiani è quello di arrivarci sulla scorta di qualche buon risultato da sventolare a mo' di bandiera. E come sottolineano i costituzionalisti, una seria legge maggioritaria richiede un impianto costituzionale adeguato. Le due cose vanno insieme.

Ne deriva che il presidente del Consiglio svolgerà un discorso in sintonia con le novità intervenute. Istituzioni, economia, Europa, riforme: i temi sono ben noti, ma è il modo di esporli che può dare a chi ascolta l'impressione del cambio di passo. Anche perché siamo a tre mesi di distanza da elezioni europee decisive. Lo stesso Mario Draghi ha usato ieri toni preoccupati per indicare il rischio di un ritorno al nazionalismo protezionista. Ed è evidente che il vento anti-europeista sta soffiando forte non solo in Italia, ma un po' in tutti i paesi dell'Unione.

La partita si farà subito dura per il binomio Renzi-Letta. Possiamo parlare di binomio perché in questo momento ogni altra soluzione è destinata a rafforzare il fronte che si muove contro l'Europa. Beppe Grillo, i berlusconiani più intransigenti, la Lega: un'alleanza di fatto che potrebbe ottenere il 40 per cento dei voti e forse più su di una piattaforma che prevede il rifiuto delle regole europee. Un evento senza precedenti.

Ma ancor più rilevante è la sintonia fra una parte delle forze parlamentari e il movimento cosiddetto dei "forconi" che sta mettendo a soqquadro le città. Grillo è già passato dalla parte dei manifestanti, la cui venatura eversiva non può essere sottovalutata. Come definire altrimenti chi adombra una marcia su Roma nel caso in cui oggi il governo Letta non dovesse cadere? Ed è ancor più singolare che i berlusconiani, seguaci di un ex presidente del Consiglio, siano tentati di correre anch'essi in soccorso ai "forconi".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi