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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2013 alle ore 06:55.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2013 alle ore 08:31.

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Per la prima volta il vertice europeo di oggi si focalizzerà sulla politica di sicurezza e di difesa comune. È un chiaro segnale dell'urgenza, più volte ribadita dallo stesso presidente della Commissione Barroso, di sviluppare strumenti più efficaci per garantire difesa e sicurezza in tempi di ristrettezze di bilancio.
È essenziale che gli Stati trovino la volontà politica per avviare una più stretta cooperazione.

Così da realizzare l'obiettivo indicato quasi venti anni fa nel trattato di Maastricht: una politica di sicurezza e di difesa europea che rappresenti i nostri valori e gli interessi dei cittadini in un mondo sempre più complesso. Non si tratta di centralizzare i poteri decisionali ma di aumentare la cooperazione tra i Paesi dell'Ue. E questo non solo per dare una risposta alla crescente instabilità del mondo, ma anche per rafforzare la nostra base industriale. L'industria della difesa ha un ruolo chiave nell'economia europea, con 1,4 milioni di posti, 96 miliardi di fatturato e una forte capacità d'innovazione. La ricerca in questo settore ha prodotto importanti ricadute nelle tlc, nell'elettronica, nell'industria spaziale e nell'aviazione civile. L'esempio più noto è Internet. Se vogliamo rimanere un centro di produzione e innovazione d'avanguardia, non possiamo permetterci di perdere terreno. Per rilanciare la competitività dell'industria della difesa, dobbiamo sciogliere alcuni nodi, tra cui la frammentazione del mercato dell'Ue, norme diverse, mancanza di economie di scala. La dimensione europea degli appalti è ancora un'eccezione, con più dell'80% degli investimenti realizzati a livello nazionale. Gli eserciti utilizzano prodotti con standard diversi, spesso non compatibili fra loro. Ad esempio, abbiamo 16 tipi di fregate e 17 linee di produzione di carri armati, mentre gli Usa hanno un solo tipo di fregata e due tipi di carri. Quando gli eserciti utilizzano le stese tipologie di mezzi, non riescono a interagire per software o tecnologie diverse, con relative difficoltà nelle missioni.

L'Europa non riesce, dunque, a essere efficace, spendendo di più per prodotti non necessariamente superiori. E questo mentre aumentano gli investimenti di altre aree quali l'Asia e la Russia e stanno emergendo nuove tecnologie sempre più sofisticate, quali la difesa cibernetica, che possono mutare il significato dell'autonomia strategica dell'Europa. Queste sfide non sono insormontabili. Con un approccio europeo, unendo le forze, potremmo spendere meglio, evitando sprechi e duplicazioni, con maggiori ricadute su innovazione e crescita.
Per questo il 24 luglio la Commissione ha adottato la Comunicazione: "Verso un settore della Difesa e della Sicurezza più concorrenziale ed efficiente" in vista del Consiglio del 19 dicembre. Dobbiamo creare un vero mercato interno per la difesa e la sicurezza, con un quadro giuridico solido ed efficace. L'industria deve ricevere sostegno tramite politiche coordinate, ad esempio facendo maggiore ricorso a soluzioni di ricerca e di approvvigionamento condivise, applicando una migliore normazione e offrendo maggiore appoggio alle piccole e medie imprese. Dobbiamo, inoltre, sfruttare le sinergie tra la ricerca e la tecnologia nei settori civili e della difesa.

Il vertice europeo è un'occasione da non perdere. La sfida consisterà nel raggiungere un accordo concreto sullo sviluppo di capacità comuni in settori nei quali gli Stati membri non sarebbero in grado di agire da soli. In tale spirito, il recente annuncio di alcuni Stati membri di voler rafforzare la cooperazione sui droni europei o nel controllo delle frontiere marittime, costituisce un segnale incoraggiante.
Michel Barnier è commissario europeo per il Mercato interno e Antonio Tajani è vicepresidente della Commissione e commissario europeo per l'Industria

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