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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2013 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 24 dicembre 2013 alle ore 09:20.

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«Le modifiche statutarie approvate nell'assemblea straordinaria della Banca d'Italia rappresentano una parte dell'itinerario verso l'Unione bancaria europea». Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, è soddisfatto. E, al Sole 24 Ore, commenta: «Era assolutamente necessario superare un anacronismo».

«È stata un'assemblea di alto profilo, un'espressione di cultura giuridica. Le modifiche statutarie approvate ieri nell'assemblea straordinaria della Banca d'Italia sono il frutto di un confronto aperto e rappresentano una parte dell'itinerario verso l'Unione bancaria». Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, è estremamente soddisfatto per l'esito dell'assemblea straordinaria della Banca d'Italia alla quale ha partecipato in qualità di presidente della Cassa di risparmio di Ravenna.

Perché vede la scelta di trasformare la governance di Bankitalia come un passaggio di una strategia europea?
Perché la vedo come una parte di quella strategia di lungimirante severità che la Banca d'Italia esercita nei confronti delle banche vigilate. Una strategia che consente alle aziende di credito italiane di essere pronte ad affrontare nel 2014 l'Asset quality review e gli stress test su scala europea. Del resto, era assolutamente necessario superare un anacronismo.

Quale?
Guardi, la Banca d'Italia è la più solida patrimonialmente fra le banche centrali del sistema europeo, senza tenere in conto l'oro. Soltanto considerando il capitale sociale e le riserve, il patrimonio di via Nazionale supera quello di qualsiasi altra banca centrale europea. Invece il suo capitale sociale era rimasto a 156 mila euro una cifra inferiore perfino al capitale della banca centrale di Cipro.

Ritiene adeguata la soluzione adottata per l'aggiornamento?
Sì. La raffinatezza della strategia messa in atto dalla Banca d'Italia e dal Ministero dell'Economia e delle Finanze consiste nel distinguere fra ciò che è frutto dell'evoluzione del capitale sociale sottoscritto nel 1936 dalle banche e dalle assicurazioni e ciò che è frutto del signoraggio ovvero la funzione pubblica di gestione della moneta. Questa distinzione, individuata sul piano tecnico dalla Banca d'Italia con la consulenza dei tre saggi di elevato standing internazionale ha un forte spessore, giuridico, storico, economico e tecnico-contabile. Si tratta di un altro passo avanti verso l'Unione bancaria europea. Non si poteva approdare a una maggiore integrazione europea con il capitale della banca centrale italiana ancora fermo al valore del 1936. Finalmente, anche come segno distintivo sul piano simbolico, ci siamo allontanatati da quell'anno terribile.

Le eventuali remore di altre banche centrali sono destinate a cadere? In altre parole,adesso si può dare per scontato il disco verde della Banca centrale europea nel suo previsto parere consultivo?
L'annuncio del Governatore è un annuncio autorevole. E quella di ieri è una decisione presa in un quadro di positività nel quale l'Italia dimostra di essere molto seriamente impegnata nella preparazione per l'Unione bancaria europea.

Tra le misure accolte dallo statuto c'è anche la facoltà per la Banca d'Italia di acquistare quote in via temporanea, per favorire il rispetto del tetto alla partecipazione. Quanto durerà il periodo transitorio?
La bozza di statuto è stata ulteriormente modificata per tener conto di alcuni elementi emersi nel dibattito parlamentare. Mi sembra, in ogni caso, che il periodo per la ricollocazione delle quote sia di trentasei mesi. Ora si apre un processo di novazione, una nuova fase storica nella vita della banca centrale, con l'adozione di un modello d'azionariato diffuso e frazionato. È un modo per garantire al meglio quell'indipendenza della banca centrale che è un valore fondante, al pari dell'indipendenza della Corte Costituzionale.

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