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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2014 alle ore 14:20.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2014 alle ore 14:41.

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L'indignazione, su cui insiste il fortunato pamphlet di Stéphane Hessel, il grande vecchio della resistenza francese, recentemente scomparso ("Indignez-vous!", Paris 2010, in traduzione italiana: "Indignatevi!", Torino 2011), può essere il primo passo, l'appello a un risveglio. Ciò di cui, però, c'è assoluto bisogno è l'impegno serio e perseverante al servizio del bene comune, vissuto nella fedeltà rigorosa e continua alle esigenze morali. La domanda di Gesù riassume l'antidoto necessario alla banalità del male: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?» (Luca 9,25). Misurarsi sulle esigenze di un giudizio assoluto non è rifugio consolatorio, ma fondamento di un'esistenza che valga la pena di essere vissuta e di una tensione etica e spirituale in grado di dare dignità e bellezza alla fatica dei giorni, rendendo serio e grande ciò che appare o si vorrebbe ridurre a semplicemente banale. Tendere a questa serietà, amarla, custodirla ed essere pronti a pagare di persona per non rinunciarvi è l'augurio migliore che si possa fare a se stessi e agli altri in questo inizio di un anno nuovo.
Bruno Forte è arcivescovo di Chieti-Vasto

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