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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 18 febbraio 2014 alle ore 08:01.

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Proprio per questo è molto pericoloso adombrare, come ha fatto Bankitalia, la possibilità di un sussidio pubblico alla bad bank. Senza sussidi il settore privato deciderà in modo oculato quali crediti trasferire alla bad bank e quali no. Se però il trasferimento dei debiti alla bad bank viene sussidiato, le banche avranno un incentivo a trasferirvi troppi crediti, con l'effetto di distruggere imprese, invece che salvarle. In altre parole il sussidio pubblico aiuterebbe molto le banche, ma avrebbe un effetto negativo sul resto del sistema economico.
Per giustificare un sussidio statale alla bad bank molti sono pronti ad additare l'esperienza americana. Tra i molti tipi di intervento durante la crisi del 2008 ci furono anche delle garanzie statali nei confronti dei crediti immobiliari delle banche (i famosi mutui tossici). Non solo queste garanzie non costarono nulla: il Tesoro Americano finì perfino per guadagnarci. Perché non provare questa strategia anche da noi?
Che un nostro conoscente abbia vinto alla lotteria non ci deve autorizzare a pensare che comprare biglietti della lotteria sia un buon investimento. E il rischio nella concessione di queste garanzie è assimilabile ad una lotteria. Con la differenza che almeno nella lotteria le perdite sono limitate al costo del biglietto. Invece con le garanzie, lo Stato non paga alcun biglietto di ingresso (per cui sembra un intervento senza costo), ma le perdite che lo Stato rischia di accollarsi sono elevatissime. Il governo americano, con un basso livello di debito, poteva permettersi questo rischio, lo Stato italiano no. La seconda differenza è che il Tesoro americano aveva un modo semplice per selezionare i crediti adatti al trasferimento: i mutui immobiliari cartolarizzati. In Italia i mutui immobiliari raramente sono cartolarizzati e la distinzione tra crediti alle imprese e mutui immobiliari è molto tenue, perché spesso l'imprenditore usa le proprietà immobiliari come garanzia per finanziare l'impresa. Trasferendo i mutui immobiliari a una bad bank si rischia quindi di ammazzare le imprese.

Piuttosto l'esperienza americana ci insegna cosa succede quando si cambia il supervisore bancario. Un mio collega ha analizzato la differenza di valutazioni sulla solidità patrimoniale quando la stessa banca americana viene supervisionata prima da un regolatore statale e poi da uno federale (o viceversa). Lo studio evidenzia come i regolatori statali siano di gran lunga più generosi nei loro giudizi: tanto più generosi quanto più grande è la dimensione della banca locale rispetto all'economia dello stato che la regola (e quindi quanto più politicamente influente è la banca).
A maggio i primi 15 istituti di credito italiani saranno supervisionati per la prima volta dalla Bce invece che dalla Banca d'Italia. È quindi legittimo domandarsi se l'idea di una bad bank sussidiata non sia un modo di Bankitalia per incentivare le "pulizie di primavera" tra le banche italiane, per evitare i giudizi severi del supervisore europeo. A rischio non c'è solo la solidità del nostro sistema bancario, ma anche la reputazione degli ispettori Bankitalia, che potrebbero risultare essere stati eccessivamente generosi, soprattutto nei confronti delle banche più politicamente influenti.

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