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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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Prima la berretta rossa (la "porpora"), poi l'anello e infine la Bolla di creazione cardinalizia. Tutto dalle mani del Papa. Un rito semplice nella forma ma di grande impatto nella sostanza. Già perché con questa cerimonia i nuovi cardinali si impegnano a comportarsi con fortezza, «fino all'effusione del sangue».
Da oggi la Chiesa di Francesco allarga il Sacro Collegio di 19 nuovi membri, di cui 16 elettori. Ma quando il 12 gennaio scorso Bergoglio annunciò i nomi lo stupore fu grande, specie per alcune scelte destinate a lasciare il segno in futuro. Anzitutto la distribuzione territoriale. A parte i porporati di Curia - quattro, di cui tre italiani tra i quali il segretario di Stato, Pietro Parolin, e il tedesco Gerhard Müller - solo due presuli residenziali sono europei: in ogni caso il Vecchio Continente può annoverare sempre ben 61 membri, e l'Italia in tutto 28. Il resto è distribuito in America Latina, Africa e Asia, confermando l'attenzione del Papa verso le periferie. Il nome che salta di più agli occhi è il primo cardinale della storia per Haiti; coraggiosa è anche la scelta per il Burkina Faso e Mindanao (Filippine). Meno sorprendenti quelle di Buenos Aires, Santiagio, Rio de Janeiro e Managua. Un'attenzione particolare anche per la Corea, dove non solo è stato creato un cardinale ma dove il Papa si recherà in viaggio in agosto, a conferma della centralità del continente asiatico, dove è forte l'esperienza di Parolin, che aveva aperto anni fa una via di dialogo riservata con Pechino, che ora potrebbe essere ripercorsa.
Discorso a parte merita la scelta sull'Italia. I neo cardinali curiali - Lorenzo Baldisseri, Pietro Parolin e Beniamino Stella, questi ultimi nati in Veneto - rappresentano la svolta diplomatica nel governo centrale della Chiesa, una pratica che si era un po' persa nel precedente pontificato. Ma il cambio di passo è stato marcato proprio sulle diocesi italiane. Bergoglio ha nominato solo Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia: per ritrovare una berretta porporata nella città umbra bisogna risalire al 1853, a Gioacchino Pecci che poi divenne papa Leone XIII. Una scelta che risalta ancora di più visto che non sono stati "creati" gli arcivescovi di Venezia e Torino, due storiche sedi cardinalizie italiane.
Con questa decisione Papa Francesco ha avviato una fase nuova, nella quale la progressione degli incarichi e dei titoli non avrà più un percorso certo, come era stato fino ad oggi. Un cambio di passo che prima di tutto coinvolge la Cei, verso cui Bergoglio ha sollecitato un'autoriforma (a partire dalla procedura delle nomine dei vertici) che stenta a decollare. Di certo il nuovo segretario generale, Nunzio Galantino - presule di frontiera che vive e agisce in pieno "stile-Francesco" - sta già procedendo a molti cambiamenti interni, e altri potrebbero arrivare, a partire dallo stesso Bassetti, da anni vice presidente della Cei e indicato come probabile nuovo presidente, e anche in tempi non troppo lunghi. Oggi a San Pietro la delegazione degli ospiti italiani sarà molto ristretta, ma alla messa solenne di domani potrebbe partecipare un rappresentante del nuovo governo: si fa il nome del sottosegretario Graziano Delrio - cattolico "lapiriano" - o forse dello stesso Matteo Renzi, premier toscano che succede a un altro toscano. E proprio in Toscana sono nati due nuovi cardinali: Baldisseri a Barga e Bassetti a Marradi.
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DUE DEI NUOVI PORPORATI
Pietro Parolin
Segretario di Stato vaticano
Gualtiero Bassetti
Arcivescovo di Perugia

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