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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 15:08.
L'ultima modifica è del 23 febbraio 2014 alle ore 19:33.

Una presenza a sorpresa (ma non troppo), quella del Papa emerito Joseph Ratzinger, ha segnato l'inizio della cerimonia nella Basilica di San Pietro per la creazione dei diciannove nuovi cardinali. Francesco e Benedetto XVI, apparso per la prima volta in pubblico dopo la fine del suo pontificato il 28 febbraio 2013, si sono abbracciati prima della celebrazione, un gesto accompagnato dall'applauso dei cardinali. E i due Papi si sono salutati anche alla fine del concistoro, il primo dell'era Bergoglio.

«La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna e per dare testimonianza alla verità», ha detto Francesco, ribadendo di che cosa la Chiesa ha necessità. «Ha bisogno di voi – ha detto il Pontefice - della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, comunione con me e tra di voi». Da qui un invito chiaro ai nuovi principi della Chiesa: «Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni...». Parole che richiamano una realtà che ha contrassegnato la vita della Curia, e non solo, specie nello scorcio finale del precedente pontificato, segnato da lotte interne e scandali che hanno contribuito anche alla rinuncia da parte di Benedetto XVI. Per Francesco «la Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera che, con l'annuncio della Parola, è il primo compito del Vescovo. La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo. Vogliamo esprimere la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. La Chiesa – è stata l'esortazione di Bergoglio di fronte ad una Basilica di San Pietro gremita all'inverosimile - ha bisogno della nostra preghiera per loro, perchè siano forti nella fede e sappiamo reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose».

A nome di tutti i cardinali è stato il neo porporato Pietro Parolin, segretario di Stato da ottobre, a rivolgersi al Papa. «Essere discepoli di Gesù è imbarcarci in una avventura di santità e di amore, la cui misura è quella di non avere misura e che può esigere anche il dono della vita, come è avvenuto e avviene per tanti cristiani nel mondo», ha detto nell'indirizzo di omaggio all'inizio del Concistoro. «Oggi, in un certo senso, ratifichiamo in modo pubblico e solenne questa opzione», ha aggiunto il primo ministro della Santa Sede. Nella cerimonia del Concistoro, papa Francesco impone la berretta rossa ai nuovi cardinali inginocchiati ad uno ad uno davanti a lui. Il primo a riceverla dalle mani del Pontefice è stato proprio Parolin. Poi la consegna dell'anello e infine il Pontefice assegna a ciascun cardinale una chiesa di Roma, conferendone il titolo o la diaconia.
La distribuzione geografica dei nuovi cardinali privilegia i continenti di nuova evangelizzazione: infatti dei sei europei ben quattro sono di Curia (tre italiani, tra cui Parolin), sei dalle Americhe, di cui cinque dall'America Latina, due africani e due asiatici. Questa la provenienza geografica dei 16 nuovi cardinali "elettori" che il Papa ha scelto, «appartenenti a 12 Nazioni di ogni parte del mondo» per rappresentare «il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo». I tre ultra-ottantenni provengono invece da Italia, Spagna e Dominica (Antille).

Un altro aspetto meno evidente della cerimonia è l'assegnazione dei titoli o delle diaconie: infatti ogni cardinale è «titolare" di una parrocchia, e secondo il diritto canonico è questo titolo che permette loro di essere elettori del vescovo di Roma. Francesco ha assegnato al proprio successore quale arcivescovo di Buenos Aires, il neo cardinale Aurelio Poli, anche il proprio titolo cardinalizio: la parrocchia di San Roberto Bellarmino, nel quartiere Parioli di Roma, intitolata al santo gesuita. A Parolin, Francesco ha affidato – non casualmente, come segnale della "missione" della sua Chiesa - una parrocchia di periferia, quella dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, mentre al segretario del Sinodo Lorenzo Baldisseri, la diaconia di Sant'Anselmo all'Aventino, al prefetto dell'ex Sant'Uffizio Gerhard Muller la centralissima Sant'Agnese in Agone e al quarto curiale tra i nuovi cardinali, il prefetto per il clero Beniamino Stella, la diaconia dei Santi Cosma e Damiano ai Fori Imperiali. Gli altri due italiani, l'ultranovantenne (e per questo assente al rito) Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII, ha avuto il titolo dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere, la chiesa dove è nata la Comunità di Sant'Egidio, e l'arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti quello di Santa Cecilia, l'altra basilica di Trastevere di cui fu titolare Carlo Maria Martini.

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