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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 13:55.
Lucrezia Ricchiuti, 58 anni, da un anno esatto siede in Senato dopo essere stata eletta nel Pd e da ottobre 2013 fa parte della Commissione parlamentare antimafia.
Prima, per una decina di anni, è stata all'opposizione nel Comune di Desio, per poi diventarne vicesindaco. Qualunque sia il ruolo che ricopre, ha sempre denunciato con forza la presenza della 'ndrangheta nella provincia di Monza-Brianza, facendo nomi e cognomi. È persona adatta per commentare l'ultima operazione.
Senatrice, è stato un fulmine a ciel sereno?
Ho sempre detto che la 'ndrangheta non finisce con un'indagine, come quella importante Crimine/Infinito di luglio 2010. Si sa che ci sono parenti e affiliati che continuano nelle stesse attività. Bisogna continuamente a vigilare anche perché c'è stato un salto di qualità. Continuano le estorsioni ma adesso si mettono in proprio o rilevano imprese decotte con la forza.
Poche denunce. Perché?
C'è un'omertà assoluta legata a una paura diffusa ma le Forze dell'Ordine per fortuna fanno indagini una dietro l'altra. Anche per questo non si giustifica la paura. Essere omertosi non paga, perdono tutti.
Su cosa dovrà concentrarsi la Commissione antimafia nella quale siede?
Come si evince anche da questa operazione, sul ruolo delle banche e dei controlli, finora scarsi, della Banca d'Italia. (R.Gal.)
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