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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 06:37.

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Una efficace politica del lavoro deve ripartire dalle persone



Ho letto con interesse le proposte del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, sulla necessità di prepensionare un significativo numero di dipendenti della pubblica amministrazione in modo da favorire le assunzioni dei giovani. La stessa amministrazione ne trarrebbe molti benefici perché i giovani sono molto più esperti nell'uso delle nuove tecnologie che sono ormai indispensabili per ottenere efficienza e precisione. Il tema della disoccupazione giovanile va affrontato senza perdere altro tempo.
Felicia Davanzi
Pescara
Gentile Davanzi, è senza dubbio vero che i giovani, non per nulla chiamati "nativi digitali", hanno molta più dimestichezza con le nuove tecnologie che non coloro che sono stati abituati da anni a compilare moduli e redigere carte bollate. La pubblica amministrazione ha bisogno di queste competenze e appare molto utile che un buon numero di giovani possa mettere a frutto questa opportunità.
Mi permetta tuttavia due riflessioni. La prima riguarda l'efficienza della burocrazia. È certamente positivo sfruttare tutto ciò che ruota attorno a internet per rendere più efficiente l'amministrazione, ma ancora più utile è semplificare nel merito la logica delle procedure e delle autorizzazioni. In pratica non si tratta di fare le vecchie cose, i vecchi certificati, in un modo nuovo, ma di abolire il più possibile tutto ciò che complica inutilmente la vita al cittadino.
La seconda riflessione riguarda la logica dello scambio giovani-anziani. Dietro questa ipotesi infatti appare quell'ideologia vetero-marxista che considera il lavoro una merce e che quindi toglie qualunque importanza all'identità della persona che lo svolge. Ma se questo poteva avere qualche fondamento nella prima rivoluzione industriale è lontano anni luce dall'attuale mondo del lavoro, sia pubblico che privato. Sempre di più infatti il lavoratore non deve semplicemente eseguire una mansione, ma deve esprimere delle competenze, esercitare la propria professionalità, dimostrare di avere capacità e professionalità. In una società dinamica non può esistere un conflitto tra giovani e anziani perché entrambi esprimono caratteristiche indispensabili ad una economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione continua. Sarebbe inoltre ora di abbandonare la logica dei pensionamenti anticipati (salvo i casi di effettivo dramma sociale) e delle pensioni baby: due elementi che sono stati tra le maggiori cause dei crescenti oneri del sistema pensionistico. Come sottolineano Walter Passerini e Ignazio Marino nel loro libro "La guerra del lavoro" (ed. Rizzoli Bur, pagg. 414, € 13) ci sono già 530mila persone che godono di una pensione anticipata: «In questi 40 anni, secondo una stima della Confederazione degli artigiani, ci sono costate quasi 150 miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri».
Per affrontare il tema importantissimo della disoccupazione giovani bisogna credere fino in fondo alla logica secondo cui il lavoro, anche nel settore pubblico, crea ricchezza e la ricchezza crea nuovo lavoro. E operare in questa prospettiva.
g.fabi@ilsole24ore.com
Sulle nomine delle aziende di Stato
Ho 43 anni e sono uno dei tanti manager che hanno fatto "fortuna" all'estero nelle multinazionali e di cui spesso l'Italia si vanta. Per oltre 15 anni, ho lavorato in Italia e in altri Paesi europei e asiatici, occupandomi di sviluppare nuovi business, rendere aziende più efficienti, creare lavoro e valore, in contesti in cui è considerato "di valore" chi è bravo a innovare e a generare valore economico. Troppo spesso si ha l'impressione che queste caratteristiche non abbiano rilevanza nella scelta dei manager di tante aziende pubbliche o a partecipazione pubblica in Italia.
Non è vero quel che dice Moretti che si scappa per migliori retribuzioni. Per me (e per tanti come me) sarebbe stato e sarebbe un grandissimo onore poter creare lo stesso valore per il Paese che amo. Ahimé, non appartengo a cordate politiche o sindacali o imprenditoriali. Non ho violato la legge e quindi non sono ricattabile. Non ho parenti illustri, non faccio vita mondana. Ecco la mia domanda: il governo si appresta a fare centinaia di nomine in aziende di importanza strategica per il Paese. Dove possono persone come me mandare il curriculum ed essere prese in considerazione? Nel Paese in cui vivo, il Regno Unito, quando questi posti si liberano, anche in enti pubblici, sono messi annunci sui giornali, ci sono sistemi di selezione di tipo privatistico, chiari e trasparenti.
Lettera firmata

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