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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 06:38.





Le disposizioni anti-casta contenute nello Statuto Albertino



La voglia di abolizione del Senato si traduce con una limitazione della democrazia popolare, alla pari dell'abolizione delle Province. Non si abolisce nulla, si toglie il voto agli italiani che non potranno più decidere chi dovrà popolare quelle istituzioni.
Renzi non ha mostrato particolare fantasia: basta dare uno sguardo allo Statuto Albertino per rendersi conto che il nuovo Senato rischia di essere molto simile a quello del Regno d'Italia. A quei tempi i senatori potevano essere scelti solo tra 21 categorie di persone, tutti già appartenenti alla nomenclatura di allora, non eletti ma nominati a vita dal re. Non era mai prevista l'elezione dei senatori direttamente da parte degli elettori, stesso meccanismo dell'imposizione dall'alto: il potere per grazia ricevuta e non come espressione di una volontà popolare.
Non c'è solo Renzi a essersi ispirato allo Statuto. La ripetuta nomina di presidenti del consiglio e di senatori a vita con mansioni non di immagine ma pienamente operative, di personaggi non decisi dal popolo, è una pratica molto utilizzata negli ultimi anni.
Lettera firmata
Subito una notazione, o forse meglio una battuta sullo Statuto di Carlo Alberto, del 1848. All'articolo 50 stava così scritto: «Le funzioni di senatore e di deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità». Questo, per dire che lo Statuto Albertino prevedeva una disposizione, diciamo così, anti-casta e ante litteram valida per entrambi i rami del Parlamento e che almeno per questo aspetto il nuovo Senato a costo zero progettato dal governo Renzi ha preso qualcosa di buono da quel vecchio Statuto e dal Senato subalpino che ne derivò. La sua obiezione di fondo è che la scelta di abolire il modello di Senato così come l'abbiamo conosciuto e sperimentato finora limita la democrazia popolare, con gli elettori che non potranno più scegliere i propri rappresentanti. Innanzitutto, credo su questa riforma il confronto politico sarà ampio e che il testo cambierà (alcuni punti non convincono anche me). In secondo luogo noto che del "Senato delle autonomie" farebbero comunque parte (come nel caso dei sindaci) rappresentanti eletti con il volto popolare. Ma credo, in generale, che l'abolizione del bicameralismo perfetto, vista l'esperienza, sia un passo opportuno e che una buona democrazia è tale solo se è efficiente.
@guidogentili1
Svecchiare la Pa
Le ambizioni di Renzi e Madia sullo svecchiamento della pubblica amministrazione si scontrano con ostacoli e ingenuità, o presunte tali. Gli ostacoli sono quelli della gerontocrazia che, al pari della classe politica, lascerà malvolentieri cariche di potere. Non si tratta del funzionario o del semplice amministrativo, che agognano il venir meno dei vincoli ex Fornero, quanto dei dirigenti, che sono il bersaglio principale della prospettata revisione di spesa. Ne ha dato un segnale Giannini, ministro della Pubblica istruzione, perché è nel mondo dell'università e della ricerca che in molti non mollano la presa. Le ingenuità sono quelle di pensare un ricambio mediante concorso pubblico, quando ci sono migliaia di graduatorie aperte da esaurire, per non parlare dei vincitori di concorso non assunti e della questione dei precari "stabilizzabili" a norma di legge. Altra ingenuità è quella di operare su grandi numeri la mobilità tra enti diversi, volontaria o se necessaria forzata (mediante ricorso agli esuberi e messa in disponibilità), come se fosse facile prendere un lavoratore che magari da venti anni fa la medesima mansione, riformarlo e inserirlo in un nuovo contesto.
M.L.
Come creare occupazione
Gli investimenti possono creare nuova occupazione e non le regole. Però, le regole possono favorire o sfavorire la decisione di effettuare nuovi investimenti. Osservando la fuga delle imprese dall'Italia, per andare a investire altrove, dovrebbe venire il sospetto che le attuali regole non siano attraenti. E che vadano cambiate al più presto.
Franco Scaglione
Collegno (TO)

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