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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 13:33.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2014 alle ore 14:36.

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È lì che il Profeta impara ad accettare i tempi di Dio, perseverando nel cammino fino a giungere al monte santo, dove incontrerà il Signore nell'ascolto della voce di un silenzio sottile. Il silenzio di Dio purifica la fede dalle troppe parole, invita alla resa, fa superare il dominio della ragione assoluta, per aprire il cuore all'ascolto, all'adorazione, alla fiduciosa testimonianza ad altri del dono ricevuto, perché anch'essi l'accolgano secondo i tempi e i momenti della libertà e della Grazia. Proprio così, l'incontro con Dio si rivela la vera sorgente della fede e della sua trasmissione, che non si ferma davanti alle resistenze, alle chiusure o ai silenzi, ma offre a tutti, a tempo e fuori tempo, la bellezza del dono.

Esplicitando l'esperienza significata dalla vicenda di Elia, ciò che è anzitutto essenziale nella trasmissione della fede è muovere dalle sorgenti da cui essa è suscitata, e cioè da quell'esperienza, da cui nacque il movimento cristiano nella storia, che fu l'incontro col Risorto, vivente di vita nuova, che - secondo la convinzione di chi crede - è reso attuale in ogni tempo dall'azione dello Spirito Santo, soggetto trascendente della trasmissione del dono di credere. Nella concretezza della storia la fede è trasmessa dalla comunità viva della Chiesa, nell'insieme di tutte le sue componenti, specialmente attraverso l'educazione a credere, finalizzata alla maturazione di una carità operosa in persone adulte nella fede, in quanto tali capaci di trasmettere ad altri il dono ricevuto con umiltà e convinzione.

Il rapporto decisivo per arrivare a credere e a comunicare la fede è quello con la Parola di Dio, che apre alla conoscenza della verità che illumina il cuore e la vita, verità che non è qualcosa, ma Qualcuno, venuto agli uomini come dono dall'alto. La fede professata culmina nella fede celebrata, per divenire fede vissuta, che ispira e nutre i testimoni della fede, a partire dalla famiglia, ambito vitale della trasmissione della fede, della comunità, articolata intorno ai pastori, con una speciale attenzione al ruolo decisivo delle donne, protagoniste dell'annuncio sin dalle origini cristiane. In un contesto pluralista, qual è quello attuale, non ci si può interrogare sulla trasmissione della fede senza riflettere sulla fede in dialogo, considerando in special modo il rapporto fra il credente e chi non crede, anche attraverso le forme e i linguaggi più diversi, quali sono ad esempio quelli del bello e dell'arte musicale. Infine, un richiamo al carattere sempre itinerante dell'atto di credere evidenzia il valore umile e provvisorio di ogni conoscenza del Mistero e rimanda all'ammiccare dell'Eterno, che nella Sua rivelazione invita tutti al banchetto della vita, facendo pregustare qualcosa della bellezza ultima della Sua gloria.

*Arcivescovo di Chieti-Vasto

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