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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:59.

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In giro per il mondo ci sono grandi disponibilità finanziarie in cerca di un'allocazione efficiente, e altrettanto enormi bisogni sociali, moltiplicati da una crisi che negli ultimi sei anni ha messo alle corde, insieme alle economie globalizzate, anche il concetto stesso di welfare. Far incontrare i due mondi - la ricchezza finanziaria e i bisogni sociali - può aprire scenari fin qui impensabili allo sviluppo, in particolare nell'interesse delle giovani generazioni. Certo, servirebbero un capitalismo meno arrogante ed aggressivo, così come un settore non profit meno pavido e autoreferenziale.

Ma serve, prima ancora di questi fondamentali passaggi culturali, un hub di intermediazione in grado di far convergere le energie positive degli attori sociali, dallo Stato alle imprese, dalle associazioni alle fondazioni e alle università, intorno a obiettivi che abbiano al denominatore il bene comune.
Un hub del genere, in Italia, ancora non si vede, ma il Forum sull'economia positiva, in corso da ieri presso la comunità di San Patrignano e atteso oggi alla giornata conclusiva, gli assomiglia molto. Nelle ambizioni, infatti, mira a rispondere specificamente a questa missione: mettere in campo un capitale bridging, in grado di costruire ponti tra mondi diversi, ma fatalmente attratti alla collaborazione.

L'imprimatur è autorevole e viene dalla Francia, da quel Movimento per l'economia positiva che Jacques Attali, presidente del network per il microcredito PlaNet Finance, ha fatto debuttare a Le Havre nel 2012 e che è sbarcato ieri per la prima volta in Italia, proprio nella comunità di San Patrignano, che la regia di Letizia e Gian Marco Moratti sta rapidamente consolidando come piattaforma naturale per promuovere i valori dell'economia positiva.
Come ha precisato ieri in conferenza stampa Letizia Moratti, co-fondatrice e presidente della comunità di San Patrignano, lo scopo è di «arrivare a proposte concrete da mettere in consultazione con le parti interessate, per avere un piano d'azione da presentare al Governo».

Si parte dal basso, dal 34° posto dell'Italia su 36 Paesi di area Ocse nell'indice dell'economia positiva elaborato da Attali. Ma le potenzialità sono immense, a partire dall'ineguagliabile patrimonio di bellezza che attende tutela e valorizzazione. A dare fiato alle speranze sono intervenuti ieri imprenditori e manager quali Andrea Illy, Renzo Rosso, Enzo Manes, Gino Lugli, oltre a numerosi relatori stranieri, mentre questa sera è atteso il ministro Giuliano Poletti. Nessuno si è nascosto le difficoltà del momento: «L'Italia più di tutti rappresenta l'insostenibilità del sistema - ha detto ad esempio Illy - ma l'altruismo rappresenta il futuro, perché soddisfazione e conservazione dei desideri devono andare di pari passo». Ma se il contesto è così critico, come si può tradurre in pratica la nuova idea di economia positiva? Per Letizia Moratti occorre partire da valori importanti e condivisi, quali la fiducia, la solidarietà e la partecipazione.

Sotto il profilo finanziario gli strumenti d'elezione sono rappresentati da social bond e social impact bond. I primi hanno un mercato già vivace nel nostro Paese (tra gli speaker di ieri a San Patrignano c'era anche Victor Massiah, ceo del gruppo Ubi, leader nel segmento sia per numero che per volume delle emissioni) e finanziano progetti non profit, generalmente attivati da imprese sociali, attraverso una percentuale erogata sugli importi emessi. «Sono strumenti congrui rispetto alla realtà italiana, che vede nelle banche il perno del sistema - ha commentato Letizia Moratti - e la stessa comunità di San Patrignano ha sperimentato con successo questa formula».

Sul lungo termine, tuttavia, la svolta può arrivare solo dalla diffusione dei social impact bond, strumenti di matrice anglosassone, basati su una remunerazione low profit del capitale, parametrata agli effetti sociali dei progetti finanziati. Il messaggio che giunge da San Patrignano è chiaro: la formula è quella giusta, ma l'Italia deve cambiare rapidamente mentalità, abituandosi a misurare le ricadute delle policies adottate e accettando la sfida della trasparenza.
Molto concreto, in particolare, il primo traguardo di tappa fissato da Jacques Attali e Letizia Moratti: «Faremo una lista di dieci cose da realizzare in Italia e contiamo di tradurne almeno alcune in progetti di legge, per favorire il decollo dell'economia positiva».

Nel frattempo l'LH Forum di San Patrignano oggi si farà carico di premiare i vincitori di due concorsi per i giovani, l'uno promosso dalla Fondazione Bracco, l'altro sostenuto da Banca Prossima in collaborazione con Accenture e Federsolidarietà, la federazione delle imprese sociali aderenti a Confcooperative. Un modo altrettanto concreto per portare il focus del dibattito sulle generazioni future, vero target di un'economia positiva che sta iniziando a cementare i suoi mattoni.

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