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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 26 giugno 2014 alle ore 06:48.

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Il «raschiamento del barile», un classico della storia italiana



Nel Pil confluiranno anche le attività illegali, come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando. Poco importa se, come dimostrato dagli esempi che arrivano da nazioni dove questo già accade, il loro contributo reale sia effettivamente minimo. Nell'ottica di un continuo tentativo di raschiamento del barile, tra non molto potrebbe arrivare un concorso indetto direttamente dall'Istat nel quale si chiederà agli italiani di scovare nuove fonti di fatturato, reale, virtuale o supposto. Nulla di cui stupirsi, da sempre il fisco pensa sia giusto recuperare gettito con voli pindarici e ipotesi di evasione che si basano su congetture spesso prive di fondamento.
E allora si facciano confluire nel Pil: i sogni, le malattie, la sfortuna, l'antimateria, il Pil delle Italie che fanno parte delle Terre gemelle della nostra nei vari universi paralleli, gli animali selvatici, i microorganismi patogeni e non, l'ossigeno disciolto nelle acque sia dolci che di mare, le rime baciate, i concetti astratti, le preghiere che ogni buon cristiano recita prima di andare a dormire e per finire la velocità della luce che sebbene non produca reddito è molto alta e quindi ne basta poca per far aumentare il tutto in un attimo. Importantissimo non dimenticare di inserire nel computo le sparate dei politici, queste sono equiparabili alla stupidità umana - supposta infinita secondo Einstein - diventando quindi un potente motore per una effettiva immediata ripresa. Coraggio, agli italiani la fantasia non manca. Si troveranno talmente tante fonti di Pil da superare chiunque.
Andrea Bucci
Torino
Ora, che l'attività di "raschiamento del barile" sia un classico della storia politica (in particolare fiscale) italiana è un fatto. Lo stesso si potrebbe dire per la propensione a coltivare la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) nei modi più svariati, ma sempre sulla carta (infatti le previsioni dei governi risultano sempre ottimistiche e si "scontrano" spesso con la dura realtà).
Però mi sento di tranquillizzarla, nel senso che la Banca d'Italia, a proposito dei nuovi standard di contabilità europei che scatteranno dal primo ottobre prossimo, ha spiegato che non comporteranno stravolgimenti, né in bene né in male (si veda il Sole 24 Ore di martedi 24 giugno). Di sicuro, comunque, è materia da tenere sotto stretta osservazione. Con i riassetti della statistica si muovono anche i numeri: meglio tenere gli occhi aperti.
Inutile prendersela con Prandelli
Trovo sconfortante sparare a zero su Prandelli, quasi quanto il mondiale scellerato che abbiamo disputato. Prandelli è come quei tanti allenatori-fotocopia analogo a quelli che ora vengono sbandierati come suoi successori: Mancini, Allegri & C. sono bravi gregari della panchina che semplicemente vincono se hanno una squadra di fenomeni, altrimenti faranno la stessa sua fine. Lo metto fin d'ora per iscritto. I maghi sono stati pochissimi, il resto è solo fumo negli occhi. Ormai tutti parlano un linguaggio insopportabilmente aziendalista: Prandelli si dimette perché ha fallito «il progetto tecnico».
Ma come parlano? Una volta giocavano i migliori oggettivamente o i prediletti dell'allenatore, e si vinceva o perdeva tutti insieme. Adesso, Prandelli gioca con quello che ha, e la croce si butta addosso ai Crujiff, ai Maradona, ai Baggio e ai Rivera, ma come si fa ad avercela con Darmian, Abate e Parolo? Io non sapevo nemmeno fossero giocatori di calcio, prima del mondiale. Per troppi anni abbiamo vissuto nell'illusoria memoria dell'epica rivelazione Cabrini-Tardelli ai mondiali argentini e spagnoli, che ha fatto le fortune di Bearzot e di tutti noi. Ma Immobile e Bonucci non sono la stessa cosa e i Paolo Maldini e i Collovati non si pescano tutti i momenti per allestire difese di acciaio. Ritorcersi sulle preferenze personali, a posteriori, è cosa scontata.
Ognuno adesso avrebbe il suo giocatore risolutore non convocato o tenuto in panchina dal cattivo Prandelli. Ma se lui avesse avuto Mazzola, Antognoni, Gigi Riva, Roby Baggio, Bruno Conti o Franco Baresi li avrebbe certo messi a occhi chiusi. Lo avrei fatto anch'io e, per i soldi che riceve, ora mi prenderei volentieri tutto il disprezzo dell'Italia patr-idiota che si rivela sempre tale in queste circostanze.
Stefano Ferrari
La politica del detto…fatto
Tutti i mezzi di informazione "incatenati" alla riforma del Senato ed all'impunità . Come se fossero cose imminenti e costituissero il toccasana di tutti i mali. Ma per realizzare questa "controriforma" si deve modificare la costituzione. Per approvare il tutto, ammesso che fili tutto liscio, ci vuole un anno e mezzo più i referendum. Il messaggio che passa però è come se fosse tutto imminente. È la tecnica di Renzi. Tutto scontato, come fatto, ma la grancassa delle "controriforme" serve a coprire il rumore delle saracinesche che chiudono, dei giovani che emigrano, delle ruberie di stato, delle immunità fantasma passate alla chetichella.
Lettera firmata

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