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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 06:45.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 07:09.

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Non pensava che il referente fosse il padre?
«A me era chiaro. Nonostante mi venisse assicurato di no, per me lo era».
Nonostante questo, la sua stessa Skirmony ha poi lavorato molto con Labgame.
«È vero. Sulla base delle garanzie della mia compagna, ho pagato fatture rispetto a qualcosa che sapevo non essere come mi veniva detto».
Insomma faceva affari con chi aveva denunciato per possibili rapporti con la criminalità organizzata!
«La mia contrarietà fu sempre posta in essere».
Quindi aveva spiegato alla sua compagna con chi si stava associando?
«Assolutamente sì. Io glielo ho detto e lei mi ha risposto con queste parole: "In questo settore i migliori hanno la rogna"».

Ma torniamo a Mario Gennaro, da cui è cominciata questa storia. Secondo un decreto di fermo emesso nel 2011 dalla Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Gennaro sarebbe "legato a Franco Benestare", vicecapo della 'ndrina dei Tegano, e avrebbe "svolto e svolge attività di supporto alle azioni criminali della cosca forte del ruolo acquisito per aver preso parte ad una importante rapina ai danni di un furgone portavalori".
Eppure al Sole 24 Ore risulta che Gennaro operi tuttora come se nulla fosse. Anzi, starebbe addirittura cercando di ottenere l'unica cosa che gli manca: una concessione dello Stato. Il motivo è che i Monopoli hanno finalmente trovato un modo efficace per combattere i siti non autorizzati agendo sui maggiori fornitori di piattaforme di gioco. Con un'operazione di "moral suasion" hanno convinto otto dei maggiori fornitori, incluso i giganti internazionali Playtech e Net Entertainment, a impegnarsi a interrompere la fornitura dei loro giochi a chi non è fornito di concessione. Se questo avvenisse, la catena di negozi BetuniQ, per la cui apertura sono stati investiti svariati milioni, rischierebbe di perdere fino alla metà dei propri introiti. A meno che non ottenga una concessione italiana.
Dopo che i Monopoli hanno escluso la BetuniQ da una gara per l'acquisto di 2mila punti-scommesse "amministrati", ci è stato detto che Gennaro avrebbe deciso di acquistare una concessione dal gruppo Mondial Betting/Mondial Bowling. Abbiamo chiesto conferma ai Monopoli e ci è stato detto che «c'è una trattativa in corso», ma «a oggi la cessione non è ancora stata perfezionata». A breve si dovrebbe sapere se lo sarà. E se i Monopoli l'autorizzeranno.

Un'ultima curiosità: ricordate la sentenza da 300 anni al clan palermitano della Noce? Ebbene i giudici di primo grado scrivono che lo stesso personaggio condannato a 10 anni che controllava il negozio di BetuniQ in via Libero Grassi ne aveva anche un altro in via Dante. Questo però della Mondial Betting.

cgatti@ilsole24ore.us

IL SETTORE

175 - Miliardi
Il business dell'illegalità in Italia vale circa 175 miliardi all'anno. Venticinque di questi vengono dal mercato della droga. Ma un settore altrettanto redditizio è quello del gioco d'azzardo che, secondo la Guardia di Finanza, ne produce 23 all'anno, 1,5 miliardi dei quali provengono dall'online.

8 - Miliardi
Il gioco d'azzardo legale, o come si dice in gergo "amministrato", genera ogni anno oltre 8 miliardi per le casse dello Stato. I mancati introiti erariali di quello illegale sono invece di oltre un miliardo.

3.500 - Violazioni
Nel 2013 la Guardia di Finanza, nel settore del Monopolio del gioco e delle scommesse, ha rilevato quasi 3.500 violazioni e verbalizzato quasi 10mila soggetti. Sono stati sequestrati quasi 2mila apparecchi e congegni da divertimento e intrattenimento irregolari nonché circa 2mila punti clandestini di raccolta scommesse, con un aumento del 30,8% rispetto al 2012.

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