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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2014 alle ore 07:00.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2014 alle ore 07:56.
Investimenti, crescita e lavoro: sono la priorità del governo italiano, il cuore della riflessione della nuova commissione europea diretta da Jean-Claude Juncker, l'oggetto delle conversazioni fra capi di Stato e di governo al vertice del G20 di Brisbane. Mai come in questo momento il tema dello sviluppo viene evocato a tutti i livelli istituzionali. Di crescita l'Europa e l'Italia in modo particolare hanno un bisogno drammatico: non è un mistero infatti che l'economia italiana, oppressa dal macigno del debito pubblico, deve cercare di ritrovare al più presto il percorso dello sviluppo.
Per questo motivo lo stato maggiore dell'industria finanziaria italiana si è mobilitato per stabilire un dialogo diretto, proprio sui temi del rilancio dell'economia attraverso un accesso migliore al credito e al mercato dei capitali, con gli esponenti del nuovo Parlamento e della nuova Commissione europea.
Nei giorni scorsi, infatti, Luigi Abete, presidente della Febaf, l'associazione che riunisce banche e assicurazioni insieme ai suoi colleghi Antonio Patuelli, presidente dell'Abi e Aldo Minucci, alla guida dell'Ania, hanno discusso a Bruxelles un corposo dossier dedicato ai temi finanziari, visti in funzione dell'obiettivo di indirizzare l'intera politica economica continentale verso gli investimenti, attraverso strumenti finanziari efficaci e finalizzati a far affluire le risorse private in direzione degli investimenti di lungo termine.
Soprattutto, è stato sottolineato dai rappresentati dell'industria finanziaria, è vitale in questo momento facilitare i finanziamenti verso le piccole e medie imprese, che sono tuttora la colonna portante dell'economia continentale e contribuiscono alla creazione dell'85 per cento dei nuovi posti di lavoro. Abbiamo chiesto loro di spiegare come pensano di promuovere gli interessi nazionali.
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