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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2012 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 25 gennaio 2012 alle ore 09:04.

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T utti i martedì una folla di postulanti fa anticamera davanti all'ufficio di Augusto Rollandin. È tradizione che ad Aosta il martedì sia il giorno del mercato. La gente scende dai villaggi in città per un acquisto a buon prezzo. Per molti, però, questa antica consuetudine è solo un pretesto per far visita all'imperatore. È così che i valdostani si divertono a chiamare Rollandin. Tutta colpa del nome pomposo che si ritrova: Augusto. Il presidente della Regione si piazza in ufficio alla buonora e ha argomenti convincenti per tutti. Sa essere cortese e comunicare in modo semplice e diretto.

È un dispensatore di favori, Rollandin. Milita da una vita nell'Union Valdôtaine, il partito autonomista di centro, al potere dal dopoguerra. Si dice conosca ad uno ad uno i 125mila abitanti della Valle. Alle otto del mattino è già in giro per bar a stringere mani. I trascorsi giudiziari non ne hanno scalfito la popolarità. Condannato in via definitiva nel 1994 a 16 mesi di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici, ha ottenuto la riabilitazione (che estingue le pene accessorie e ogni altra conseguenza del reato). Manovratore dietro le quinte, è ritornato nell'agone politico nel 2001, con l'elezione a senatore, e nel 2008 ha riconquistato la guida della Regione burrascosamente lasciata nel 1990. La Corte dei conti lo ha obbligato a risarcire, all'ente di cui è a capo, 480mila euro per danno erariale, ma la cosa non lo scompone più di tanto dall'alto delle sue 14mila preferenze. La vicenda risale al 1993: contributi indebitamente corrisposti alle società di autotrasporto.

Sostiene Roberto Louvin, ex presidente della Regione e del consiglio regionale, esponente di Alpe, il movimento autonomista-ecologista nato da una costola dell'Union: «Rollandin sta stravolgendo i meccanismi di mercato facendo prosperare professionisti, consulenti, realtà imprenditoriali e attività gradite o non ostili al palazzo. Operazioni anche lungimiranti, come l'acquisizione delle centrali idroelettriche dell'Enel, sono gestite in assoluta opacità. Si prescinde dalle gare e si va per trattativa privata anche nella pulizia degli invasi, affidata ad aziende vicine al presidente. Si autorizza la realizzazione di mini centrali idroelettriche sui torrenti, provocando seri danni all'agricoltura e all'ambiente». Ad accaparrarsi le concessioni di questi piccoli ma redditizi impianti di produzione di energia sono sindaci-imprenditori come Luigi Berger, primo cittadino di Champ de Praz, e come Giulio Grosjaques, che prima di essere eletto sindaco del Comune di Brusson, paese natale di Rollandin, lavorava alle dipendenze di Berger.

La Regione autonoma è un conglomerato economico con 5.070 dipendenti diretti (tra cui 2.600 insegnanti e lavoratori della scuola) che pesano sul bilancio annuale per 259 milioni. Bisognerebbe aggiungere a questi numeri le migliaia di occupati del sistema delle partecipate. Senza contare gli 800 stagionali della forestale, esternalizzati di recente, e i dipendenti della Sanità, con altri 2mila addetti di cui quasi un quarto in condizioni di precarietà. Il principale braccio imprenditoriale di questo grande conglomerato pubblico è Finaosta, una specie di kombinat sovietico che possiede o controlla una quarantina di società: impianti di risalita, funivie, un patrimonio immobiliare di capannoni e aree industriali dati in affitto alle aziende private e imprese strategiche come la Cva, dove sono confluite le ex centrali Enel. La Compagnia valdostana delle acque, di cui Rollandin è stato presidente nel 2007, «ha assunto – dice Louvin – centinaia di persone senza concorso». Il suo fatturato è di 500 milioni, l'utile netto di 78.

La Regione inoltre detiene il monopolio dei servizi informatici, una partecipazione nelle due autostrade della Valle, le più care d'Italia, un'altra nella società di raccolta dei rifiuti e possiede il Casino di Saint Vincent. La Spa che gestisce la casa da gioco e il grand hotel Billia è la più oliata macchina clientelare della Regione. Ha chiuso il 2010 con 3,7 milioni di utile netto su un giro d'affari di 100 milioni, ma 60 sono sono stati spesi per pagare i dipendenti: un migliaio, per la maggior parte raccomandati.

Dice Enrico Tibaldi, dissidente del Pdl da quando il partito è entrato nella maggioranza: «Il Casino in dieci anni ha diminuito i ricavi di un terzo e costretto l'azionista a vari aumenti di capitale per ripianare le perdite. Sono stato querelato due volte per diffamazione, per aver denunciato la superliquidazione dell'ex direttore generale e aver sottolineato ciò che la commissione parlamentare antimafia aveva certificato a proposito di procacciatori di clienti, i cosiddetti porteurs, coinvolti in inchieste di mafia». Era stato lo stesso Tibaldi, qualche anno fa, a parlare in consiglio regionale della presenza nel Casino di esponenti del clan Mandalà, la cosca di Cosa nostra legata a Bernardo Provenzano.

Avverte Raimondo Donzel, consigliere e segretario regionale del Pd: «La Regione è il centro motore di ogni iniziativa economica. Il rischio è che la politica invada tutti gli spazi; che lo sviluppo si trasformi in affarismo politico. L'attività più diffusa continua ad essere l'edilizia, che rappresenta l'8% del Pil regionale, una quota più alta della media nazionale». Ogni opera pubblica è una nuova colata di cemento.

Rollandin promette per l'anno prossimo il cablaggio dell'intero territorio regionale. Intanto in molte vallate il collegamento a internet funziona male. Il servizio ferroviario, ceduto dal Genio militare a Trenitalia, è a livelli antidiluviani. Il percorso non è elettrificato. Per andare da Aosta a Torino bisogna cambiare a Chivasso. Un quarto di secolo fa si viaggiava in Littorina. Ora la musica è cambiata: si va in Minuetto. Ma il nuovo treno diesel, acquistato con un contributo della giunta, non ce la fa a inerpicarsi fino a Pré Saint Didier e l'unica toilette di cui dispone è non di rado fuori servizio. Per i bisogni urgenti è prevista una sosta ad hoc alla prima stazione.

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