Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 15:00.
Il carisma messianico di Bono o le acrobazie bassistiche di Flea? Quel fascino un po' provinciale di Chris Martin o la divertita insolenza di Billie Joe Armstrong? I ritmi sincopati dei Franz Ferdinand o gli immortali riff marchio di fabbrica di Keith Richards? Se c'è una domanda che rischia di mettere in crisi persino il musicofilo più attento, è di sicuro la seguente: qual è la migliore rock and roll band in attività?
Un interrogativo che confonde per almeno due motivi. Uno: dalla scena della musica popolare per eccellenza sono scomparsi moltissimi nomi «ecumenici», quei gruppi che, cioè, catalizzavano l'interesse di milioni di fan in tutto il mondo, mettevano d'accordo un po' tutti e facevano cadere ogni possibile disputa. In pratica, niente più Beatles, Led Zeppelin, Pink Floyd e nemmeno Nirvana. Due: chi si pone la suggestiva domanda e non ha già in tasca la tessera di un fan club rischia di vedere idealmente confliggere nella propria mente artisti che vivono di rendita per fasti trascorsi da almeno qualche decennio, nobili decaduti dell'ordine della chitarra elettrica e complessi che hanno lasciato intravedere grandi potenzialità, pur non avendo ancora raggiunto la piena maturità espressiva. Come dire: la questione è di somma opinabilità. Ma proprio per questo si presta a diventare un gioco molto divertente.
In cima alla lista ci sono di sicuro le band che vantano almeno un disco di platino in bacheca e (soprattutto) un'ampia saggistica dedicata. Gli irlandesi U2 non saranno un gruppo ecumenico ma ci si avvicinano di molto: hanno dato alle stampe album memorabili come «The Joshua Tree» e «Achtung Baby», in più non c'è data di un loro tour che non finisca sold out. Il loro ideale contraltare americano è rappresentato dai R.E.M., sbocciati nella stessa epoca (gli anni Ottanta, of course) e in grado di mantenere la barra più o meno dritta fino alle sfide del nuovo millennio. Curriculum da band molto alternativa e talento per la scrittura fuori dal comune rendono poi unici i californiani Red Hot Chili Peppers. Difficile trovare nell'occidente globalizzato un ascoltatore medio che non si sia mai imbattuto nella ballad «Under the bridge», dimostrazione pratica di come un pezzo tutt'altro che commerciale possa trasformarsi in best seller mondiale. Ci sono poi gli inglesi Radiohead, alfieri di uno sperimentalismo inquieto («Ok Computer» figura tra i dischi più importanti degli ultimi vent'anni), i raffinati Coldplay che finora non hanno sbagliato un colpo e i Green Day, partiti come punk band orecchiabile a uso e consumo dei teen ager e abili ad affermarsi come l'ultimo gruppo in grado di rivitalizzare il genere rock opera («American Idol» è un classico anche a Broadway).