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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 18:23.
Il programma dell'edizione estiva di Umbria Jazz 2010 è definitivo. Come di consueto, avrà luogo a Perugia nei giorni centrali di luglio, dal 9 al 18, e offrirà in varie sedi un numero copioso di concerti, alcuni dei quali (ai Giardini Carducci e in piazza 4 Novembre) saranno gratuiti. Si farà musica da mezzogiorno a notte fonda: i suoni taceranno alla fine dei concerti "Round Midnight" previsti al Teatro Morlacchi.
Chi ancora non lo sapesse, tenga presente che Umbria Jazz Summer, detto all'americana per distinguerla dai cinque giorni di Umbria Jazz Winter che si tiene a Orvieto intorno a Capodanno, è uno dei maggiori festival internazionali di musica senza distinzioni di generi. E tuttavia – anzi: proprio per questo – la lettura del cartellone scopre una sofferenza non nuova, più rilevante rispetto agli ultimi anni.
C'è addirittura una data d'inizio di questa precarietà. E' il 13 luglio 2003, che ha segnato una svolta nell'itinerario del festival iniziato nel lontano 1973. Quel giorno (anzi: quella sera) si inaugurava con un concerto del trio del pianista Keith Jarrett l'Arena Santa Giuliana, ricavata nello spazio di un campo di atletica e attrezzata in modo da poter ospitare fino a 5000 persone. Venivano così abbandonati i Giardini del Frontone, meno capienti, sebbene gli spettatori fossero affezionati a quell'area bella e ricca di verde. Lì avevano fatto in tempo a esibirsi alcuni fra gli ultimi immortali del "vero jazz" come Stan Getz, Dizzy Gillespie e soprattutto Miles Davis.
La ragione del cambiamento riguardava chiaramente i rapporti della manifestazione con gli sponsor privati (in quasi 40 anni il Ministero dei Beni culturali non ha mai mostrato di capire l'importanza di Umbria Jazz). Si sapeva che sempre meno, e soltanto con l'apporto di alcuni nomi di spicco in continuo calo numerico, il jazz avrebbe potuto richiamare tanti ascoltatori da riempire l'Arena. E che perciò sarebbe stato necessario ricorrere a musicisti "altri", non sempre scelti, da allora ad oggi, con mano felice. Lo spettacolo della rassegna doveva continuare, show must go on. Nel 2007 c'è stato il celebre guaio degli insulti di Keith Jarrett, con il caratterino che si ritrova, contro la città di Perugia e il festival, per cui Umbria Jazz ha dovuto rinunciare a uno dei jazzisti di maggiore richiamo, malgrado la voglia inconfessabile di un perdono francescano (Assisi è vicina).