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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2010 alle ore 11:30.
Pochi, ma buoni. Gli italiani a Locarno arrivano al Festival nel fine settimana e lasciano un segno importante. Due corti tra i Pardi di domani - come sempre ottimo il lavoro di Alessandro Marcionni e il suo team - e un lungometraggio nel concorso internazionale confermano che il cinema italiano non è morto, nonostante i tentativi di soffocarlo. Nell'ultimo decennio il talento ha compensato un mercato chiuso e i finanziamenti sempre più asfittici.
Piace la vitalità che viene dai cortometraggi, che girano curiosamente attorno a Riccardo Scamarcio. L'attore, più bravo che bello, anche se i maligni dicono il contrario, dimostra di sentirsi più a suo agio all'estero e ha forse deciso cosa fare da grande. Non è un caso che i due rappresentanti del nostro paese abbiano in coproduzione la sua Buena Onda, la neonata società di produzione che ha fondato con Valeria Golino e Viola Prestieri.
In «Armandino e il Madre»,esordio alla regia della sua compagna Valeria Golino, peraltro, ha anche fatto da secondo operatore. E se lei confessa che «la molla è scattata, voglio fare anche la regista, ma non ne voglio parlare finché non ci sono progetti concreti, i sogni che rimangono nel cassetto fanno la muffa», lui definisce l'esperienza «una rivelazione, vedere la scena esistere e accadere, stare dietro la macchina è stata un'esperienza fortissima, quasi sessuale. È questo il rapporto che si crea tra la scena e l'operatore».
Il corto della Golino mostra un buon piglio dell'attrice alla macchina da presa e una bella scelta e direzione di attori - molto interessante Esther Garrel - e, al di là di qualche inevitabile rigidità, piace il suo viaggio nel museo partenopeo e in una storia d'amore difficile e diversa. «A chi mi sono ispirata? Sono una cinefila, tanti sono i maestri che amo e che magari, anche solo nel pensiero di una scena, mi hanno influenzato. Poi, certo ho rubato molto a persone con cui ho lavorato: penso a Peter Del Monte, Citto Maselli, anche Sean Penn».
Un talento giovanissimo e davvero molto interessante è il regista del secondo corto, l'unico in concorso (il lavoro della Golino è nella sezione Corti d'autore): «Diarchia», ovvero Ferdinando Cito Filomarino. Una sorta di noir che vede Scamarcio e Louis Garrel (altro legame tra i due film, la famiglia d'arte francese) mostrarci una tensione naturale, che diventa fisica e quasi erotica col passare dei minuti. Tutto merito della regia e dell'alchimia dei due, amici nella vita e qui conoscenti occasionali con un'immediata intesa. Ciliegina sulla torta di questo giochi di sguardi e di scene ben girate, la bella partecipazione di un'Alba Rohrwacher sempre più capace di incanalare la sua bravura inquieta in una recitazione concentrata ed essenziale.