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Houellebecq, l'enfant terrible della letteratura francese, vince l'ambito Goncourt

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 20:40.

L'enfant terrible della letteratura francese contemporanea, Michel Houellebecq, ha vinto il Premio Goncourt 2010, il più prestigioso premio letterario francese, per il suo romanzo «La carta e il territorio», edito in Italia da Bompiani. Una vittoria prevista dai critici, che premia un autore scomodo e contestato.

Il vincitore ha ottenuto sette voti a favore e due contro, andati a Virginie Depentes che ha ricevuto per il suo romanzo «Apocalypse bebé» il Premio Renaudot, assegnato di solito in contemporanea al Goncourt.

Houellebecq è stato candidato al Goncourt dal 1994, con il suo primo romanzo »Estensione del dominio della lotta» in cui affronta per la prima volta il tema della solitudine umana e della miseria affettiva e sessuale dell'uomo moderno. «La carta e il territorio, è stato osannato dalla critica ed è già in testa alle vendite nel suo paese. Ma è stato pesantemente contestato nei mesi scorsi da uno dei membri della giuria, lo scrittore Tahar Ben Jelloun.

«La carta e il territorio», è il decimo romanzo dello scrittore che con una certa dose autoironia (o di autopromozione) ha inserito anche se stesso tra i personaggi del romanzo autoproclamandosi «un autore importante, tradotto in tutto il mondo, poco amato dalla critica e soprattutto incompreso dal suo tempo». Ma con questo libro Houellebecq è riuscito perfino a scatena una polemica di plagio, per aver copiato, sembra, alcune descrizioni e biografie direttamente da Wikipedia. L'accusa è stata formulata dal sito slate.fr che ha comparato degli spezzoni del romanzo accanto ai brani originali dell'enciclopedia online.

Ma Houellebecq beccato con le mani sul mouse non si è certo scomposto. In una video-intervista a «Le Nouvel Observateur», ha parlato di accusa ridicola, come quella mossagli in passato di razzismo. Ha ricordato le lunghe descrizioni enciclopediche di Jules Verne, rivendicando il diritto, per ogni autore, di accedere e di utilizzare tutte le fondi d'informazione disponibili, incluse quelle fornite da Internet. La scrittura è in gran parte «patchwork».

Anche se poco amato, lo scrittore rispecchia e racconta senza dubbio una larga fetta della società contemporanea ed è abituato ad essere circondato dalle polemiche. Nel romanzo «Piattaforma», pubblicato il Francia nel 2001, poco prima dell'attentato alle Torri Gemelle, ha espresso alcune posizioni fortemente anti-islamiche, confermate in una successiva intervista nella quale aveva definito l'Islam come la più stupida delle religioni monoteiste.

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Le caricature esistenziali

Le caricature esistenziali di Michel Houellebecq

Nelle ultime pagine del romanzo L'opera, Emile Zola fa morire il suo protagonista, il pittore

Michel Houellebecq (foto dal sito dello scrittore)

Ritratto di Francia, con cadavere squisito, firmato da Michel Houellebecq

Doveva arrivare nelle librerie francesi l'8 settembre, una data segnata nelle agende da tanti

Tocca a Houellebecq. In Italia dopo le accuse di plagio non succede poi molto, il catalogo è questo

Tocca a Houellebecq. In Italia dopo le accuse di plagio non succede poi molto, il catalogo è questo

C'è chi sostiene che copiare sia un'arte, che il plagio sia un omaggio e non un furto, che la

Tags Correlati: Alexandre Dumas | Bompiani | Cultura | Di Picasso | Goncourt | Italia | Lega | Martin Jed | Michel Houellebecq | Michelin | Michel Thomas | Tahar Ben Jelloun | Virginie Depentes

 

La tempesta scatenatasi allora gli fece perdere la possibilità di vincere l'agognato Goncourt. Venne accusato di islamofobia e di razzismo antimusulmano da diverse associazioni musulmane e dalla Lega francese dei diritti dell'uomo che lo attaccarono per le vie legali. Ma Houellebecq invocando il diritto alla critica delle dottrine religiose, vinse la causa.

Tornando al romanzo, il protagonista di «La carta e il territorio» è Jed Martin, un pittore che si dedica alla fotografia. Conduce una vita solitaria, piuttosto modesta. Ha l'idea di incorporare le cartine stradali Michelin nel suo lavoro creativo. Ha una storia con Olga, una bella russa che cura la sua carriera artistica. Organizza una sua mostra, che sarà un grande successo. Per il catalogo il suo gallerista Franz gli suggerisce di chiedere qualche pagina al grande scrittore Michel Houellebecq, che entra quindi nel romanzo interpretando se stesso.

Anticonformista e polemico con l'attuale mondo dell'arte contemporanea, Houellebecq non risparmia nemmeno i miti dell'arte moderna, Di Picasso dice «fa schifo, dipinge un mondo orrendamente deformato perché ha un' anima orrenda». Il giurato Jelloun non ha gradito quasi nulla di questo lavoro, a parte il capitolo sull' eutanasia del padre e lo scorso agosto in un intervento su «La Repubblica» ha stroncato pubblicamente il romanzo che proprio oggi è stato premiato dalla giuria di cui faceva parte..

Ecco il giudizio di Jelloun sul romanzo : «Qualche chiacchiera sulla condizione umana, una scrittura affettata che pretende di essere pulita, tecnica, una finzione che convoca personaggi reali e li mescola con altri inventati, un po' di pubblicità per qualche prodotto di consumo e infine l'ultimo messaggio di uno scrittore che crede di essere fuori dal mucchio, al di sopra delle regole, eternamente maledetto e incompreso, e soprattutto uno che non ama la vita né le vie della felicità. Detto questo, ammetto che il capitolo sull' eutanasia del padre in una clinica di Zurigo è notevole».

Houellebecq si è conquistato la fama di enfant terrible della letteratura francese, di provocatore fin dagli esordi, dal primo romanzo nel 1994 («L'estensione del dominio della lotta» tradotto in Italia da Bompiani) e poi con il successivo nel 1998 con «Le particelle elementari» e via via con le successive opere narrative, come «La possibilità di un'isola» del 2005, in cui affronta il tema della clonazione umana. Una delle sue ossessioni è il turismo sessuale, ma in quest'ultimo romanzo c'è poco sesso e tanta morte.

Ma chi è Michel Houellebecq? Pseudonimo di Michel Thomas, nato nel 1958 (o forse nel '56, anche su questo c'è polemica), figlio di un padre guida d'alta montagna e di una madre medico, viene affidato a soli sei anni alla nonna paterna, Henriette Houellebecq, di cui prende il cognome. Si laurea in agraria, poi studia cinema, gli inizi sono difficili, fra lunghi periodi di disoccupazione, sempre senza un soldo. Il successo giunge improvviso negli anni novanta.

Delle sue fonti di ispirazione ha parlato qualche mese fa, in una lunga intervista su Paris Review , raccontando che i suoi autori preferiti, sono Baudelaire («mi ha sempre colpito molto»), e poi Nietzsche, Schopenauer, Dostoevskij, Balzac. Ma ammira anche i poeti romantici come Hugo, Vigny, Musset, Nerval, Verlaine, e Mallarmé, «sia per la bellezza dei loro lavori sia per l'incredibile intensità emotiva che trasmettono». Tra i due grandi autori di classici per bambini, Jules Verne e Alexandre Dumas, preferisce Verne. Il vero choc, dice, è stata la scoperta di Pascal a quindici anni, perchè con lui ha scoperto la dimensione della morte. Come scrittore dice di essere «un realista che esagera un po».

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