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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 19:22.
Rovine, macerie, quattro sassi. Colonne abbattute, frontoni monchi, anfiteatri senza scena, castelli nei roveti, fortezze dalle orbite vuote, atrii muscosi e fori cadenti. Tutta roba che vorremmo intera, bene illuminata, con figuranti che ci accolgono con un sorriso e un mantello per farci partecipare alla festa in costume, magari a un evento piccante, sul Palatino con Messalina, o a qualche massacro in grande stile, una notte sul Monte Grappa. E intorno ai nuovi parchi gioco la vita vera e pulsante delle fabbrichette, dei mille grani di sale che danno il sapore al made in Italy.
Trasformare una delle nostre zavorre nazionali, il passato (forse la più pesante!) in risorsa, lasciando la filologia alle accademie e restaurando, abbattendo, rendendo fruibili i monumenti, finalmente evocativi di ciò che maestri e professori cercavano di metterci in zucca. Impossibile? Bisogna avere coraggio. E ancora una volta l'esempio viene dall'America, che in anni non sospetti ha realizzato a Cnosso ciò che tutti avrebbero voluto vedere. E che corentemente coltiva il culto di Roma in realizzazioni armoniose come il Caesar's Palace.
Trascendere il passato in immanente leisure è la sola strada per liberarsi da lacci e lacciuoli più psicologici che normativi, per guizzare nel liquido presente eterno, alternando fatica e piacere come fanno i giapponesi, altro popolo che dovrebbe guidare il coraggio delle nostre scelte, e fissando, come loro, il passato in acroniche tradizioni ancestrali: il panettone, il matrimonio con duecento invitati, il puttan tour.
Si provi a immaginare il sollievo di spostare la storia dal piano dell'impegno, della faticosa comprensione del passato per un'ancor più gravosa interpretazione del presente, a quello di una fastosa sequenza cinematografica di eventi, resi finalmente reali dallo spettacolo che viene giocato nei mille teatri di cui dispone la nostra Patria.
Celebrando con serietà da interpreti o semplici comparse il rito collettivo dei ludi gladiatores nell'anfiteatro Flavio o dell'assedio dei lanzi a Castel Sant'Angelo. E un sacrificio a Nettuno a Paestum con tutte le colonne finalmente in ordine, un'orgetta nei lupanari di Pompei con un buon impianto di aria condizionata? Allora sì che avrebbe senso ritirare su i cocci della palestra dei gladiatori e farsi un po' di pesi e scherma in loco. Ludendo discere.