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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 15:03.
Il fascino degli scavi di Pompei resta grande, ma il sito archeologico più importante del mondo rischia di non resistere al tempo e all'incuria. L'ennesimo scempio è avvenuto oggi con il crollo della Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, nota anche come Domus Gladiatori, un edificio risalente agli ultimi anni di vita della città romana prima che l'eruzione del 79 d.C. la seppellisse. L'edificio era una sorta di palestra dove i gladiatori si allenavano e nella quale deponevano le armi all'interno di alcuni incassi ricavati nei muri.
Il crollo, secondo primi accertamenti, è avvenuto intorno alle ore 6 ed è stato notato dai custodi appena arrivati al lavoro verso le ore 7.30. L'area è stata transennata per poter accertare la dinamica dell'evento e valutare l'entità dei danni. Al successivo sopralluogo hanno preso parte il direttore degli scavi, Antonio Varone, l'archeologa di turno, Grete Stefani, il tenente Elefante, del nucleo tutela patrimonio dei carabinieri, e il capo dell'ufficio tecnico, architetto Valerio Papaccio. L'accesso è stato concesso a giornalisti e cine operatori solo nel pomeriggio.
La casa, situata in via dell'Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, in direzione Porta Anfiteatro, non era aperta al pubblico che poteva però ammirare gli affreschi esterni. Per i turisti è stato predisposto un percorso alternativo.
Le cause del crollo. Sarebbero state infiltrazioni di acqua piovana, che per le grandi piogge dei giorni scorsi hanno fortemente inibito il terreno e indebolito le fondamenta, unite alla pesantezza del tetto rifatto in cemento negli anni '50 dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, a far crollare, per un fronte di 12 metri, le antiche pareti della Domus. L'ipotesi viene confermata dall'archeologo Giuseppe Proietti, l'ex sovrintendente andato in pensione qualche settimana fa. La Schola non era segnalata come una situazione a rischio, ha precisato l'ex sovrintendente, ma l'edificio è però molto vicino a settori della città non ancora scavati e anche questo avrebbe reso più a rischio, con le piogge, il terreno.
La conferma è arrivata da Roberto Cecchi, segretario generale del Ministero per i Beni culturali. Il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile ad uno smottamento provocato dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che «per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni era completamente inibito dall'acqua». Il crollo del tetto ha determinato la distruzione di parte delle murature, della facciata e dello spigolo dell'abitazione nell'insula adiacente, ma sembra essersi conservata la parte più bassa, che ospita le decorazioni affrescate, «che quindi si ritiene che potrebbero essere recuperate.»