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Memoria 2000 e Oroscopo 2020. Analisi e previsioni su due decenni pronti a darsi il cambio

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2010 alle ore 15:59.

Leggi le analisi sul decennio che si sta concludendo e le previsioni sul prossimo.

Non è facile fare ordine nel susseguirsi di eventi che dall'alba del 1 gennaio del 2001 arrivano fino al prossimo veglione di Capodanno: un decennio marchiato presto dal brutale attacco alle Torri Gemelle di New York che, insieme a 3mila anime, si è portato via l'illusione che la fine dei due blocchi avrebbe significato un equilibrio migliore per il mondo ora globalizzato. Tutto è stato diverso da come immaginavano. Alla nascita della moneta unica europea, nel gennaio del 2002, non è corrisposto un rafforzamento dell'Europa né militare né diplomatica. Al contrario, man mano che l'unione monetaria si espandeva, la debolezza del Vecchio Continente aumentava, fino a dimostrare, come ricorda il direttore di Limes, Caracciolo, ostile alla moneta unica, che «l'Europa non sarà mai un soggetto politico unitario».

Allo stesso modo, la rivoluzione liberale di Internet, con il passare degli anni, ha mostrato una dark side, facendo convivere promesse di democrazia e libertà con populismo e propaganda.

La regista e scrittrice Elisabetta Sgarbi cita tra gli artisti più rappresentativi del decennio Aleksandr Sukorov, regista dell'Arca Russa. Come il protagonista di quel film, che in un unico piano-sequenza gira tra i capolavori dell'Hermitage di San Pietroburgo, così gli uomini e le donne che hanno attraversato il decennio in cui tutto è cambiato, sembrano naufraghi nel presente.

In Italia la Costituzione diventa l'ancora per una nave che porta il Paese, ricorda Stefano Folli, «dal superamento del rischio della secessione al federalismo come bandiera nazionale», al bipolarismo in Parlamento, e da una bistrattata questione meridionale a una nuova questione settentrionale. Intanto, fuori dai confini italiani, «un operaio, un uomo di colore e una donna» – figure che usa lo storico Miguel Gotor per definire il presidente brasiliano Lula, il leader americano Barack Obama e la nuova lady di ferro Angela Merkel – cercano di contenere l'espansione economica e autoritaria del dragone cinese. In un cielo che si allarga sempre di più e dove molti, moltissimi, possono viaggiare grazie alla rivoluzione dei trasporti low-cost ricordata dal manager Nerio Alessandri.

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Tags Correlati: Aleksandr Sukorov | Angela Merkel | Barack Obama | Cultura | Emily Dickinson | Harvard | Italia | Wall Street

 

Armando Massarenti cita la poetessa Emily Dickinson «Il cervello è più grande del cielo» per ricordare come all'espansione geografica e conflittuale del mondo globale si affianchi l'esplorazione delle infinite possibilità e prospettive del cervello: «la neuro-mania», che porterà l'affermazione di etica, psicologia, estetica ed economia sperimentale nella cassetta degli attrezzi degli analisti.

L'incertezza degli anni 00 – diventata cronica con la crisi economica-finanziaria del 2008 che scuote le borse e le famiglie del mondo quanto gli attentati terroristici di Madrid e Londra fecero con i pendolari d'Europa – rende cauto anche un professore di Harvard, come Alberto Alesina: il futuro si può interpretare solo attraverso le domande giuste. Del resto, sul «Corriere della Sera», l'economista Giavazzi ha fatto autocritica pubblica per aver detto a suo tempo che il crollo di Lehman Brothers era stata una buona giornata per il mercato.
Tante domande dunque, e qualche minuscola certezza. A partire dalla Cina, che certo dominerà insieme alle nuove tecnologie e a Internet la scena dei prossimi anni. Come per il paese di Hu Jintao, anche per la terra virtuale promessa i punti interrogativi sono più delle risposte: ci sarà una svolta autoritaria che affermerà un nuovo modello politico, economico e comunicativo o diventeranno luoghi e strumenti di democrazia? Il bivio è ancora lontano ma una strada da percorrere c'è già. Perché se è vero che gli ultimi anni hanno più distrutto che creato, dalle stanze di Wall Street ai distributori di benzina delle periferie milanesi, è emerso che il mondo ha ancora bisogno di regole. I dieci anni della globalizzazione d'azzardo in cui le parole d'ordine sono state "esagerare, sprecare e rischiare" sono finiti. Oggi sappiamo che non possono esistere immigrazione, mercato, politica, scienza e ambiente senza regole. Come un grande Congresso di Vienna del XXI secolo gli Stati e i singoli cittadini stanno ridisegnando l'etica pubblica e privata. Solo che stavolta l'esito dovrà essere opposto a quello di due secoli fa: ieri la missione era restaurare oggi c'è un'unica chance per un mondo migliore e si chiama innovazione. Da parte nostra cominciamo con questa guida al recente passato e al prossimo futuro.

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