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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 11:06.
Inutile girarci troppo intorno: sul palco di Sanremo il Take That Robbie Williams, interrogato da Belen su quale fosse la canzone dell'ultimo album cui era più legato, non ha detto «Big dick» come abbiamo scritto ma «Pretty things». Eppure ci era sembrato. Ci era sembrato dalla versione del traduttore ufficiale della kermesse, dal microfono rotto del cantante, nonché dalle risatine di Elisabetta Canalis e della stessa Rodriguez che pure devono aver capito male (sennò perché ridere?). O forse ci avevamo sperato.
Perché un festival senza scandalo che festival è? Cosa sarebbe stato Sanremo senza la scollatura galeotta di Patsy Kensit, il pancione posticcio di Loredana Berté o il dito medio del cantante dei Placebo puntato contro la telecamera? E chi meglio di quel folletto di Robbie, già visibilmente alterato per l'alterco pomeridiano con Morandi, poteva incarnare lo spirito beffardo e allusivo del rock (rock? Vabbé, facciamo pop) dei tempo d'oro? Chi poteva mai spargere pepe per l'Ariston, se non un ragazzo che non ha mai fatto mistero dei suoi trascorsi con droga e alcol? Chi se non l'artista di punta di una band che non si chiamerà mica Take That per caso? Chi altri poteva suggerire pensieri peccaminosi ai telespettatori in un'edizione castissima, dominata da «Chiamami ancora amore», in cui l'unico ospite internazionale degno di tale nome presenta il film «Manuale d'amore» e Roberto Benigni parla per quasi un'ora di amore (patrio)?
Invece prendiamo atto del fatto che il vecchio Robbie non ha inteso giocare di malizia con la soubrette sudamericana inventandosi la falsa hit «Big dick», bensì ha molto più morigeratamente citato la vera «Pretty things», un brano «che parla dell'invecchiamento e dell'ingrassamento». Partono incendiari e fieri…
Almeno una lezione l'abbiamo imparata: la Take That-mania non è un ricordo sbiadito degli anni Novanta. Il rito sopravvive eccome. Lo dimostra il forum nel quale le adepte del movimento si sono date appuntamento per poi inviare i commenti che ci coglievano in «fallo». Avranno qualche anno in più ma, proprio come ai bei tempi, pendono dalle labbra dei loro idoli. E riescono a leggerne benissimo il labiale.