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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 19:38.

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Li chiamano gli «enfants terribiles» della scena teatrale italiana, sebbene siano entrambi «pericolosamente vicini ai 40». Eppure di terribile, a parlarci, il regista Stefano Ricci ha ben poco: gentile, ironico, spiega con semplicità il significato del suo lavoro con Gianni Forte. Versatili, sperimentatori e visionari, i due artisti spaziano dall'avanguardia teatrale alle fiction televisive. In questi mesi sono richiestissimi in tutta Italia. Ora è il turno di Milano, dove il Teatro Elfo Puccini ospita una "personale" con tre spettacoli: Troia's Discount (dal 5 al 10 aprile), Macadamia Nut Brittle (dal 12 al 17 aprile) e Pinter's Anatomy (dal 18 al 20 aprile).

Cosa c'è nel vostro lavoro di così terribile e dissacrante?
Ogni volta che sento queste definizioni scoppio a ridere. Forse la ragione è che presentiamo la realtà com'è e non come ci piacerebbe che fosse.

Come nasce l'idea di questa "personale" milanese?
La proposta è arrivata dai direttori dell'Elfo, Elio De Capitani e Ferdinando Bruni. Credo rientri nella logica di ricerca che da sempre portano avanti con la loro compagnia. Hanno voluto presentare nel loro teatro, che oggi si rivolge a un pubblico più ampio, spettacoli non tradizionali. Un modo per contaminare i mondi.

Perché avete scelto proprio questi tre titoli?
Abbiamo unito due pezzi come Troia's Discount e Macadamia Nut Brittle, che trattano tematiche forti e importanti ma si svolgono su un palco, come da tradizione, e Pinter's Anatomy, in cui il pubblico stesso diventa performer. Lo spazio scenico è ristretto e gli spettatori, 12 alla volta, interagiscono con gli attori in una sorta di check point dove si consumano vite in attesa di entrare in un mondo nuovo e cambiare.

Il vostro teatro parla sempre di attualità: come mantenere una dimensione artistica senza cadere nella cronaca?
A teatro non si fa cronaca, semmai si fa politica. Noi raccontiamo la realtà, ma sempre con un linguaggio visionario, poetico, lontano dal naturalismo. Portiamo alla luce le problematiche della contemporaneità filtrate con uno sguardo onirico.

Per raccontare l'oggi è necessario portare in scena vicende e personaggi attuali?
No, e anzi noi cerchiamo sempre – come in Troia's Discount – un cortocircuito tra passato e presente, tra universi diversi, sempre per raccontare quello che ci appartiene, di cercare in questo mondo contemporaneo senza più eroi, braci nascoste di epicità. Portiamo in scena i mali di oggi, ma di fondo siamo ottimisti, perché siamo convinti che se grattiamo sottopelle possiamo trovare negli uomini grandi potenzialità sotto sfruttate.

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