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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 15:12.

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11 aprile 1961, la «prima volta» sul palco di Bob Dylan. Il mito compie 50 anni (Olycom)11 aprile 1961, la «prima volta» sul palco di Bob Dylan. Il mito compie 50 anni (Olycom)

Le innumerevoli svolte di una carriera senza fine
Poi la svolta rock del ’65, la folta criniera riccia, la magrezza monacale e i Wayfarer che ne coprono gli occhi spiritati, l’incontro coi Beatles, la scelta di appoggiarsi a una backing band che suona «elettrico», altre pietre miliari come «Highway 61 revisited» e «Blonde on blonde», le accuse di tradimento da parte dei seguaci che non si riconoscono in tutte queste novità giudicate «di orientamento commerciale». Poi ancora il ritiro dalle scene e la svolta country («Nashville Skyline» e il duetto con Johnny Cash) proprio mentre nel mondo impazza la contestazione, le autocelebrazioni e le apparizioni cinematografiche di inizio anni Settanta, l’episodica conversione al cristianesimo (memorabile in questo senso il disco «Saved»), le atmosfere black che qua e là affiorano. Il nostro ne ha cambiato di volte pelle, in questi cinquant’anni. E il mondo a ruota dietro di lui.

Il «Never Ending Tour» in Cina fa furore
Anche a ragionare della sua attività dal vivo si finisce per parlare di record. Il  Dylan gira il mondo ininterrottamente dall’ormai lontano giugno del 1988 con una tournee che già dal nome è tutta un programma: «Never Ending Tour». Proprio in questi giorni si divide tra Cina e Viet Nam (!), dove trova folle di giovani che lo acclamano, forse mossi dalla speranza di strappare un morso di libertà nei tre minuti di una canzone rock. Per modo di dire: anche il massimo cantore della controcultura dei Sixties, infatti, ha dovuto sottoporre la set-list delle sue esibizioni nella Repubblica Popolare al vaglio della ineludibile censura di regime. Sold out in ogni caso la prima data a Pechino, con la Palestra dei lavoratori gremita da circa cinquemila ragazzi cui il Menestrello ha offerto per lo più testi ermetici (da «All along the watchtower» a «Like a rolling stone»). Più schivo che mai, tra l’altro, come frontman sul palco: l’unica volta che ha parlato al pubblico è stato per presentare i musicisti.

Canzoni in tribunale
Come si celebra uno così? A trent’anni dall’uscita del suo esordio discografico (nel ’92) ci fu il concertone tributo al Madison Square Garden con una sfilza di amici illustri che ne reinterpretavano i classici (da Eric Clapton a The Band, dal compianto George Harrison a Neil Young passando per Lou Reed), video e disco che immortalavano l’evento. Stavolta, con molti protagonisti di questa avvincente avventura che sono usciti di scena (ultima la ex fidanzata e «cover girl» Suze Rotolo, scomparsa a febbraio) e il Nostro che qualche acciacco di salute pure se lo porta dietro, a quanto pare si è scelto di anticipare i tempi e… diversificare i contesti. La Fordham University di New York, per esempio, ha organizzato un seminario dal titolo «Dylan e la legge», incentrato sull’influenza che tra gli anni Sessanta e i Settanta il nostro avrebbe esercitato sulle decisioni dei tribunali americani (sic), grazie a testi epocali e carisma messianico.

Ristampe e rarità per i «dylaniati»
Se tutto ciò vi pare un po’ esagerato, tanto vale ripiegare sui cari vecchi acquisti discografici a tema: pochi mesi fa sono stati pubblicati i box «The Witmark Demos: 1962-1964», nono capitolo della celebrata bootleg series, e «The  Original Mono Recordings» che raccoglie le edizioni mono dei suoi primi Lp. Oggetti di culto per i cosiddetti «dylaniati», ossia i fan irriducibili che impilano costosissimi memorabilia. Per tutti gli altri ci sono le ristampe degli album storici, disponibili persino in edicola. O li hai già o li compri.

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