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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 12:36.

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Talenti e idee, che design saràTalenti e idee, che design sarà

E così registrano questa "capitale del design" per come è in quel momento: oltre alla manifestazione fieristica, sempre la più importante del mondo, vedono anche le iniziative culturali, a volte di livello molto alto come quelle organizzate da Cosmit come mostre collaterali alla Fiera vera e propria, e le diverse centinaia di eventi del «Fuori Salone», magari piccoli ma molto significativi, come quelli proposti regolarmente con gusto e qualità dalle gallerie di Luisa Delle Piane e di Clio Calvi Rudy Volpi. Poi quella settimana si conclude, e nella città rimane poco, molto poco. Milano, per essere "sempre" la capitale del design, dovrebbe avere la capacità di produrre 365 giorni all'anno, e non solo per una settimana, eventi all'altezza di quel ruolo. E per questo dovrebbe dotarsi di tre, quattro, cinque istituzioni/luoghi espressamente dedicati a promuovere la cultura del design ogni giorno dell'anno, con l'ambizione di stabilire la rotta e non solo di ospitare, a volte anche con grave ritardo, quello che è naturalmente doveroso registrare.

È un problema di persone? Forse, come sempre. Ma queste esistono, e le migliori sono (naturalmente!) italiane: due delle più importanti istituzioni internazionali che si occupano di progetto, il Moma di New York e il Cca di Montréal, sono dirette rispettivamente da Paola Antonelli (che cura il Dipartimento di design del museo americano) e da Mirko Zardini (che dirige il Centre canadien d'architecture): personalità che tracciano con le loro ricerche i nuovi scenari di sviluppo, immaginando per quelle istituzioni mostre sempre d'eccezione. Perché non possiamo farlo anche qui? Siamo proprio sicuri che nessuno di loro, non foss'altro per amor di patria, non sia disponibile a fare qualcosa di importante per il proprio paese? Qualcuno, tra quelli che governano, ha mai provato a convincerli, magari in un piano di rientro di "cervelli in fuga"? Ma il problema è anche e soprattutto di spazi. Perché dopo aver aspettato per anni un Museo del design che finalmente è arrivato, la verità è che nel frattempo, nel ritardo accumulato, paghiamo la mancanza di altri spazi dedicati al design, alle arti decorative, alla moda, alla grafica, all'architettura. E basta guardare al mondo dell'arte contemporanea, che solo a Milano può contare su dieci istituzioni pubbliche e private che producono mostre significative, oltre al lavoro di almeno venti gallerie di rilievo internazionale, per accorgersi di questa reale necessità.

Perché a Milano il design, a parte la Triennale, non ha spazi e istituzioni programmaticamente vicine alle discipline del progetto: ma il grande mondo della creatività ha bisogno di occasioni per essere sostenuto, e anche stimolato criticamente, per continuare a crescere e non temere i concorrenti. La nostra storia andrebbe continuamente sottolineata, le nostre peculiarità alimentate, le nostre sensibilità accudite. Senza tutto questo i vestiti Armani o le automobili Ferrari, i mobili di Cassina o il design di Mendini potrebbero non riuscire più (con la sola forza del proprio "marchio"), in un futuro che probabilmente è già presente, a tenere alto e stabile questo nostro primato tricolore.



I LIBRI-CHIAVE

&FORK
E. Terragni (a cura di)
Phaidon, London
Seconda raccolta di 100 nuovi designer, segnalati da 10 critici e opinion leader. Due soli italiani: Gamper e Caccavale

DESIGN AND THE ELASTIC MIND
Paola Antonelli
MoMA, New York
Indaga le nuove sperimentazioni del design, impaginato da Irma Boom

PROCESS
Jennifer Hudson
Laurence King Publishing, London
Storia di 50 oggetti di design dalla fase ideativa a quella produttiva.

GRANDE ATLANTE DEL DESIGN
Enrico Morteo
Electa, Milano
Storia del design dal 1850 ai nostri giorni

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