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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 16:11.

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Lino guanciale (Marcello Norberth)Lino guanciale (Marcello Norberth)

Che ruolo ricopre il suo personaggio accanto ad Arturo Ui? È animato da una complicità che poi si trasforma in rivalsa e in odio…

Ernst Rohm fu il migliore amico di Hitler, il primo grande fautore delle fortune del partito nazista quando esordiva. Era un eroe di guerra che abbracciò del nazismo la violenza con cui si voleva riproporre l’idea pratica di una grande Germania. Era un nazionalista, un fanatico, un omosessuale conclamato che tardi si scoprì tale. Dei nazisti era quello più vicino all’anima più popolare degli inizi. Era una specie di miliziano di fede quasi panica in quelli che sentiva come i nodi ancestrali, primari, più primitivi della chiamata alle armi nazista. Era poi diventato un’alternativa pericolosa e il nemico giurato invece di tutti quelli che Hitler voleva dalla sua parte, cioè i grandi capitali e poteri industriali. Per questo andava eliminato. È stato la vittima più insigne della notte dei lunghi coltelli. Nello spettacolo ne viene raccontata la parabola dove emerge quel profondo senso di rivalsa che nasceva dal timore di perdere, nella nuova Germania della Repubblica di Weimar, quel prestigio sociale e i privilegi della sua classe.

C’è inoltre nella sua figura una forte componente sessuale…

Nello spettacolo credo sia molto forte anche la carica erotica con cui certe battaglie furono pure vissute da parte di alcuni nazisti. Rohm è anche l’occasione all’interno dell’”Arturo Ui”  di portare quell’aspetto di forte sensualità che c’è nel teatro di Brecht, e anche di parodiare quell’immaginario “machistico”, fondamentalmente omoerotico, tipico dei nazisti. Lo insegna la “Caduta degli dei”, il film di Visconti.

Il lavoro dell’attore ha oggi una funzione sociale? E quale?

Credo che possa averla con sfumature e intendimenti diversi. Si ha un idea del mestiere dell’attore confinato soltanto al momento in cui va in scena. Invece credo che l’attore possa dare di più socialmente e culturalmente, che non soltanto nel momento in cui recita. C’è una bella frase di Diderot sull’arte dell’attore che dice che uno dei pregi di questa professione è il fatto che si impara a parlare alla gente. Se ci penso, è il motivo per cui forse ho voluto fare questo mestiere: perché mi è parsa una strada, forse la più proficua, più utile ed entusiasmante, per riuscire a scambiare qualche cosa con le persone attraverso lo strumento più grande che abbiamo: il linguaggio, e nello specifico quello del teatro perché lì succede in maniera diretta e non mediata da altri strumenti.

Nel suo caso la strada con cui interpretare questa utilità sociale volge anche nel lavoro di approfondimento e formazione con i ragazzi delle scuole. Cosa cerca di far passare loro?

Ai ragazzi più che un indottrinamento estetico si cerca di trasmettere un metodo, cioè di svegliare e stimolare in loro la necessità di costruirsi un loro modo di guardare la realtà con attenzione. Quello che importa davvero è farli lavorare, e lavorare con loro, sulla vivacità dello sguardo affinché si acuisca la capacità di osservazione della realtà.

Cosa risponderebbe a chi ha affermato che “la cultura non si mangia”?

Neanche i barbari sono arrivati a dire una cosa del genere. In realtà il tragico è pensare che le persone debbano soltanto mangiare. Si trattavano così gli schiavi. La cultura invece  serve a dire alle persone che la vita ha un senso al di là delle necessità primarie. Tra queste, oltre il mangiare che viene senz’altro prima di tutto, c’è anche il fatto che con la mia vita io devo farci qualche cosa. Chi dice che la cultura non si mangia ha in testa esattamente questo: che con la mia vita io dovrei farci quello che dice un altro, che si vuole un mondo di persone solo a servizio di qualcun altro. Quindi, chi l’ha detto mangiasse da solo.

"La resistibile ascesa di Arturo Ui", di Bertolt Brecht,
regia Claudio Longhi
musiche originali Hans-Dieter Hosalla
traduzione Mario Carpitella
con Umberto Orsini, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis
Dramaturg Luca Micheletti
scene Csaba Antal
costumi Gianluca Sbicca
luci Paolo Pollo Rodighiero

Al Teatro Argentina di Roma fino al 29 aprile. Produzione Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione
www.teatrodiroma.net

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