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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 08:24.

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Oggi solo il sapere può renderci più ricchi. Il primo decennio del XXI secolo ha sancito l'avvento della società della conoscenza. Un sistema di relazioni sociali ed economiche rivoluzionato dal crescente valore delle informazioni, moltiplicate, condivise e sfruttate grazie all'espansione di Internet e all'accesso diffuso alla tecnologia.
La conoscenza e la sua diffusione capillare sono divenute beni immateriali strategici per lo sviluppo delle economie e delle nazioni, tanto quanto lo sono state in passato le tradizionali fonti di ricchezza come la terra, le materie prime, le infrastrutture materiali e industriali. La società della conoscenza presuppone altri cambiamenti, alcuni dei quali già in atto, che renderanno pervasive scienza e tecnologia nella vita di ciascuno, modificando comportamenti, consumi, preferenze. Ne discende che gli investimenti nella ricerca scientifica saranno decisivi per decretare la ricchezza e il benessere di un Paese, come dimostrano nazioni emergenti quali Brasile, India e la stessa Cina che puntano proprio sugli investimenti in conoscenza per stimolare la crescita.
Cosa accade in Italia? Nel nostro Paese, la ricerca scientifica si attesta su buoni livelli, in competizione con le principali economie mondiali. Questa affermazione, condivisa da tutti gli addetti ai lavori, è convalidata da vari indicatori internazionali. Secondo uno studio della Royal Society britannica l'Italia si attesterebbe al sesto posto al mondo per produzione scientifica, dopo Usa, Giappone, Gran Bretagna, Germania e Francia, nazioni europee che investono ben più di noi in ricerca, e a pari merito con la Cina. La classifica mostra inoltre chiaramente quanto i Paesi cosiddetti emergenti puntino alla ricerca. L'esempio dell'Iran è emblematico: ha incrementato di ben 18 volte il numero di articoli scientifici in 8 anni, e simili performance sono state registrate dalla Turchia. Ma il risultato più evidente è quello della Cina, che potrebbe superare la produzione degli Stati Uniti già nel 2013. Il sorpasso Cina-Usa per la verità sembrerebbe cosa fatta leggendo un'altra classifica internazionale, la Scimago Institutions Rankings (Sir) che elenca 2.833 enti o istituzioni di ricerca di 87 Paesi, responsabili di oltre l'80% della produzione scientifica mondiale. Secondo l'edizione 2010 del rapporto, che misura la produzione scientifica globale dei singoli enti o università, l'Accademia delle Scienze cinese ha detronizzato il Cnrs francese. E per trovare un'istituzione di ricerca statunitense bisogna aspettare il quarto posto, occupato dall'Harvard University. In questa classifica il Consiglio Nazionale delle Ricerche figura al 23esimo posto al mondo, prima dell'Università di Oxford o del Massachusetts Institute of Technology.

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