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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 08:24.

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Restando all'Ente che ho il privilegio di presiedere, un indicatore di qualità è anche offerto dell'Interim Review del VII Programma quadro dell'Unione europea, dove il Cnr figura al quinto posto tra gli enti di ricerca percettori di finanziamenti, unica istituzione pubblica italiana a rientrare, con il dodicesimo posto, nei top cinquanta percettori di fondi.
Gli investimenti
Le analisi basate sul numero di pubblicazioni, mostrano che la produzione di nuove conoscenze è direttamente proporzionale agli investimenti in ricerca. In Italia gli investimenti in ricerca sono pari all'1,5% circa del prodotto interno lordo, di cui circa l'1% proviene dallo Stato e lo 0,5% dal privato. Quest'ultima cifra soffre di molte incertezze dovute alla difficoltà di valutare realisticamente lo sforzo di innovazione delle moltissime piccole e medie imprese che, peraltro sono l'ossatura del sistema produttivo italiano. Gli artefici del Made in Italy, indubbiamente un marchio di successo in tutto il mondo, raramente hanno massa tale da potersi permettere investimenti in ricerca come i grandi colossi industriali. Nel complesso, siamo ancora al disotto degli obiettivi posti dal trattato di Lisbona, che puntava a un complessivo 3% del Pil, ma siamo ancora in gara.
Collegare le nuove conoscenze al sistema produttivo
Ma la produzione di conoscenza non basta. Il problema primo dell'Italia, e di buona parte dell'Europa, è quello di connettere le nuove conoscenze alla produzione. Questo resta la sfida cruciale per raggiungere una vera società basata sulla conoscenza.
Condizione preliminare, affinché la ricerca possa guidare un processo di crescita del Paese è che i diversi saperi vengano a contatto tra loro per intercettare con maggiore aderenza le richieste dei cittadini e delle imprese. L'interdisciplinarietà e la contaminazione delle diverse discipline, opposta alla rigidità dei saperi accademici, saranno le chiavi del l'economia del futuro.
Il Cnr dei dipartimenti
Il Cnr ha storia e vocazione per essere il motore dell'innovazione del tessuto produttivo italiano. Ha fatto dei passi sostanziali in questa direzione con la riforma del 2003 e con l'organizzazione in Dipartimenti orientati, appunto, a conseguire obiettivi più che a coprire campi disciplinari. I risultati sono stati apprezzabili. In questi anni, il Cnr è riuscito a intercettare risorse, in Italia in Europa, per 250-300 milioni di euro l'anno in aggiunta ai circa 600 milioni all'anno del contributo del ministero della Ricerca.
Negli ultimi anni, il Cnr ha compiuto, inoltre, uno sforzo considerevole per incrementare il trasferimento delle tecnologie al mondo della produzione e promuovere la diffusione della cultura scientifica. Con 600 famiglie di brevetti, è l'ente italiano che brevetta di più in assoluto, ha creato una sessantina di imprese a un ritmo che, nell'ultimo triennio è cresciuto da 3-4 l'anno a circa 10 imprese l'anno. Un riconoscimento importante è arrivato nel 2010, con il primo posto nel Premio Nazionale Innovazione conseguito da una impresa di nuova formazione, Ambolab, nata dall'Istituto di Fisiologia Clinica, sezione di Lecce. Sempre nel 2010, abbiamo stretto un nuovo rapporto con Mediocredito per agevolare il finanziamento alle nuove imprese che nascono dalla ricerca. Il festival della Scienza di Genova è diventato un riferimento internazionale alla diffusione della cultura scientifica.

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