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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 21:43.

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Von Trier hitleriano e la conquista di SarkòVon Trier hitleriano e la conquista di Sarkò

Il regista danese Lars Von Trier è stato dichiarato "persona non grata" al Festival di Cannes "con effetto immediato", per le sue dichirazioni in cui esprimeva simpatia per Adolf Hitler. Lo ha annunciato la direzione della rassegna cinematografica in una nota ufficiale. Il suo film, "Melancholia", resta comunque in concorso. Il presidente del festival, Gilles Jacob si è rammaricato «profondamente che questo palcoscenico sia stato utilizzata da Lars Von Trier per esprimere opinioni inaccettabili, intollerabili, contrarie agli ideali di umanità e di generosità che presiedono all'esistenza stessa del Festival».

Catastrofi sullo schermo, catastrofi in platea. Lars von Trier ha usato tutti i suoi effetti speciali di artista e di uomo dal carattere discutibile per creare un caso sul suo film. Dopo la proiezione in concorso di Melancholia, che ha strappato applausi anche se non calorosi della critica, il regista danese ha pensato bene di esprimere una certa simpatia e comprensione per Hitler.

«Credevo di avere origini ebraiche ed ero contento, poi ho saputo che non era esattamente così e ho scoperto le mie origini tedesche. Sono un po' nazista anche io e sono contento lo stesso. Capisco Hitler perché capisco l'uomo pieno di male - ha affermato il regista danese davanti a una platea basita. «Ovviamente ha fatto molte cose sbagliate assolutamente, ma riesco a immaginarlo mentre sedeva nel suo bunker quando tutto era finito».

Mentre Kirsten Dunst, una delle protagoniste di Melancholia, americana di padre tedesco, è trasecolata, mormorando "Oh, my god", von Trier ha cercato di togliersi dai pasticci, peggiorando la situazione. «Sto soltanto dicendo che capisco l'uomo. Certo, non è proprio quello che definiresti un bravo ragazzo, ma, sì, ho capito molto di lui e mi fa un po' di simpatia. Su ragazzi, non sono mica per la seconda guerra mondiale. E non sono contro gli ebrei». A quest'ultimi ha detto di sentirsi vicino, ma insomma non troppo, perché «Israele è un dito nel culo», ha concluso.

Hai voglia a sdrammatizzare, proponendo una scherzosa "soluzione finale" per tutti i giornalisti che aveva davanti. Le scuse con cui si è giustificato più tardi hanno avuto un sapore di raccogliticcio, che certo non lo avvicineranno alla Palma d'oro, già conquistata nel 2000 con «Dancer in the dark».

Melancholia è il nome dell'omonimo pianeta che si avvicina prepotentemente e fascinosamente alla terra. La macchina da presa racconta la storia attraverso le personalità di due sorelle, Justine (Kirsten Dunst) e Claire (Charlotte Gainsbourg), legate da un affetto profondissimo, radicato contro la freddezza siderale della madre e la gioiosità cialtrona del padre. Justine è una creatura bizzarra, creativa, sensitiva e talmente impulsiva da disfarsi del marito durante la festa di nozze, organizzata nel meraviglioso castello gestito dalla sorella e dal cognato. Claire è generosa nel dare il suo affetto e protettiva verso i suoi affetti profondi, tra cui il figlio. Ma l'ombra di Melancholia la rimescola e sconvolge le sue sicurezze, facendola facile preda di ansie e nevrosi. Racconto poetico, potentissimo nelle immagini, nei suoni (si appella a Wagner) e nelle piccole trovate delicate e ironiche. Perfino il kitsch di certi colori e certe immagini si fa perdonare.

«The Conquest», il film su Sarkozy
Sicuramente Xavier Durringer si sarà mangiato le mani sentendo le dichiarazioni di von Trier, che hanno rubato la scena al suo «The conquest», fuori concorso, che voleva essere il caso di oggi. La pellicola racconta l'ascesa all'Eliseo dal 2000 al 2007 di Nicolas Sarkozy, interpretato da un bravissimo Denis Podalydès. Una biografia non autorizzata in cui emerge la figura di uomo piuttosto rozzo nelle maniere, ma sincero e talentuoso sul piano politico, in grado di percepire la pancia dell'elettorato. Un'ascesa che ha barattato con la perdita della moglie Cécilia (Florence Pernel), allontanata dall'ambizione esclusiva del marito.

Pochi gli applausi in sala, per un film che comunque tiene il ritmo e strappa qualche risata: i francesi si aspettavano probabilmente una pellicola molto più dura con il loro presidente della Repubblica, in grande calo nei sondaggi. Ne emerge invece una figura di uomo ambiziosissimo, ma non più spregiudicato di tutti gli altri politici. Risalta però tutto il suo fallimento personale per la cocente separazione da una moglie che lui ha cercato di riavvicinare con tutti i mezzi. Non è un caso forse che la gravidanza della premiere dame Carla Bruni sia stata annunciata due giorni prima della proiezione del film, come ad annullarne l'effetto venefico.

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